Federalismo a doppia velocità

Federalismo regionale al primo passo mentre per quello comunale ci sarà da aspettare ancora un po’. Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri lo schema di decreto legislativo sul federalismo regionale e provinciale e sui costi standard per la sanità. Il provvedimento dovrà ora essere esaminato dalla Conferenza unificata e dalla commissioni parlamentari, per poi tornare in Consiglio dei Ministri. Per quanto riguarda invece i comuni valgono le parole del Ministro della semplificazione Roberto Calderoli. “Certi tempi sono nella disponibilità del governo, altri del parlamento”. Il federalismo municipale potrà avere “i suoi effetti per i cittadini a partire da gennaio 2011, a condizione che il parlamento dia il suo parere entro il 2010 e il governo approvi in via definitiva il decreto prima del 2011”. Le date che l’Esecutivo propone “le sottoporremo al vaglio della conferenza unificata”, con cui individueremo un iter sostenibile.”Io – aggiunge ancora il ministro – sarei per farlo partire il prima possibile”. Poi osserva che, per quanto riguarda le Regioni, molti tempi sono già individuati nel patto per la salute che riguarda il biennio 2010-2012. Si tratterà dunque di individuare tempi “complementari” sul fronte del federalismo. “La conferenza unificata dovrebbe dare il parere sul fisco comunale in linea di massima la prossima settimana”. Intanto la richiesta di delega per la riforma fiscale potrebbe arrivare in tempi brevi, come ha sottolineato lo stesso Ministro della semplificazione. A chi gli chiedeva se la delega per la riforma fiscale potrebbe essere chiesta già entro il prossimo mese, Calderoli ha risposto: “oggi (ieri, ndr) il Ministro Tremonti ha suggerito di adottare lo strumento della legge delega, non credo che i tempi siano tanto lunghi”. Il Ministro ha spiegato infatti che la riforma fiscale è “il quinto punto del programma. Mi sembra – ha osservato – che come ha detto il premier si proceda con un punto per ogni C.d.M. quindi uno ogni settimana”.

Il federalismo regionale
Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha spiegato ieri che il decreto potrà essere licenziato definitivamente “entro dicembre o al massimo entro il 5 marzo prossimo”. Scompare dal decreto la compartecipazione all’Irpef per le regioni. Il nuovo testo prevede invece un’addizionale sull’Irpef che verrà determinata con un decreto del Presidente del Consiglio e andrà a compensare i trasferimenti via via soppressi. Le regioni potranno modulare gradualmente l’addizionale a partire dal 2013. Nel 2015 l’addizionale arriverà al 3%. Non ci sono grossi cambiamenti sul fronte dei costi standard, che saranno determinati in concorso con la Conferenza Stato-regioni sulla base di tre regioni prese a modello. Il fisco provinciale farà perno sul trasporto su gomma. Tre le imposte che saranno riscosse dalle province: Rc auto, tassa di circolazione e accise sulla benzina. Nello specifico va sottolineato che le regioni potranno aumentare l’Irpef dell’1,4% nel 2013, dell’1,8% nel 2014 e del 3% nel 2015. Le regioni non potranno però aumentare l’Irpef per i primi due scaglioni di reddito; non potranno diminuire l’Irap in caso di aumento dell’addizionale Irpef. Potranno anche scegliere di modulare gli aumenti, a seconda degli scaglioni di reddito, salvaguardando però i primi due scaglioni. Calderoli ha detto che “non si potrà ridurre l’Irap se si è superato lo 0,5%” di aumento dell’addizionale. “Il primo aumento – ha precisato – potrà essere dello 0,5%, poi dello 0,9% e infine a regime del 2,1% nel 2015”. La compartecipazione delle regioni all’Iva, nell’ambito del federalismo fiscale, potrebbe avvicinarsi al 45%, tuttavia saranno necessarie ulteriori verifiche. Il Ministro dell’economia Giulio Tremonti ha parlato di possibili modifiche dopo il passaggio parlamentare, per evitare che dal decreto possa derivare un aumento della pressione fiscale sui cittadini.

Cosa dicono le Regioni
Avanti con la discussione sul federalismo perché le Regioni vogliono “arrivarci, ma sicuri che rappresenti per i nostri cittadini il passo avanti che tutti auspichiamo”. Ma restano “serie criticità” sulla parte relativa ai costi standard, che oggi per quelli della sanità il governo ha accorpato a sorpresa con il decreto sul federalismo fiscale. Metodo sul quale la Conferenza delle Regioni, afferma il presidente Vasco Errani, ribadisce il suo malumore: “Non condividiamo il metodo scelto dal governo di presentare in Cdm oltre al decreto sul federalismo anche quello sui costi standard della sanità. Quarantotto ore fa – spiega il presidente – con l’esecutivo avevamo definito un percorso di lavoro che non prevedeva la riunificazione dei decreti in quanto quello sui costi standard non l’avevamo ancora discusso”. Critiche sul metodo, dunque, ma non su quel che riguarda il singolo decreto sul federalismo fiscale su cui lo stesso Errani ammette: “In alcuni punti questo testo va incontro alle richieste avanzate da noi al governo nel precedente incontro. Le Regioni – prosegue Errani – sanno che restano fondamentali le definizioni dei Lea e dei Lep”. Altro punto da analizzare, secondo Errani, è quello sulla manovra: “Abbiamo aperto due tavoli con il governo, un fatto positivo, ma l’incrocio fra manovra e federalismo fiscale è decisivo”. “Utilizzeremo questi giorni per discutere e le esigenze delle Regioni saranno contemperate all’interno della Conferenza unificata”, ha assicurato il Ministro degli affari regionali, Raffaele Fitto.

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