C’è stata una positiva fantasia creativa nel confezionare, con il poco a disposizione, il pacchetto sviluppo. E le 16 pagine che Il Sole 24 Ore dedica a questo provvedimento lo dimostrano plasticamente. Alcuni segnali di sistema si vedono, nonostante permanga il macigno del debito che non consente slanci nella spesa e impedisce il reale dispiegamento di robuste “politiche della domanda”. Che per ora restano affidate alle nuove iniziative per la valorizzazione delle coste e a quelle sul piano casa, la cui rinnovata edizione si spera non incappi più nei veti delle Regioni o nelle resistenze dei Comuni, finora vero impedimento nella realizzazione. Per questo Giulio Tremonti e la squadra di ministri interessata ha lavorato soprattutto sul lato dell’offerta. Semplificazioni, accorpamenti dei controlli, crediti d’imposta, rivalutazioni dei terreni e procedure più rapide per la cessione dei beni obsoleti (ampliati). Una operazione a costo zero, o poco più, ma di stimolo indiretto perchè, come ha spiegato Tremonti, «non sarà la spesa pubblica il motore della ripresa». È proprio questo, però, il nodo principale: le iniziative risultano spot e non ancora strutturali proprio per problemi di finanziamento. Ancora grandi assenti le liberalizzazioni, a cominciare dalle società municipalizzate, dove 4 su 5 sono in perdita, e spesso gemmano solo “poltronifici” ad uso micro-elettorale. Parte, tuttavia, l’authority per l’acqua, un segnale importante per la trasparenza delle regole in un mercato che ancora non è un vero mercato (sempre che non si riveli come un espediente escogitato solo per evitare il referendum). Il resto, se non incapperà in assalti parlamentari o in complicate fasi attuative (per ora non alle viste), appare comunque significativo. Il nuovo fisco diventa sanzionabile nel caso di accanimento verso il contribuente: non è poco, è senza dubbio una svolta di immagine oltre che di sostanza. Un passo, comprensibile a tutti, nella direzione di quella “rivoluzione culturale amichevole”, invocata anche ieri dal direttore delle Entrate, Attilio Befera, e considerata la prima vera forma di efficace recupero di fiducia fiscale prima e di evasione poi. Fa parte di un’altra “rivoluzione culturale” anche la norma che istituisce la Fondazione del merito, prima forma di attuazione (ma non solo) della riforma Gelmini per l’università e destinato a finanziare anche i “premi di risultato” per i docenti migliori. È cruciale l’attenzione al Mezzogiorno, l’area a maggior potenziale di sviluppo, perchè tuttora più arretrata: nel giorno del via libera formale alla Banca del Sud, vengono creati anche i “Sud-bond”, titoli emessi a fronte di investimenti destinati al territorio e tassati solo al 5%. Si spera che la loro efficacia non venga inquinata dall’intermediazione della politica dei localismi, finora vero cancro nella gestione dei finanziamenti per iniziative destinate al Mezzogiorno. È dovuta alla incapacità progettuale della classe politica delle regioni del Sud anche la scarsa capacità di spesa dei fondi Ue: per questo il decreto “trasferisce” d’ufficio 5 miliardi di fondi Fas non spesi a copertura del bonus assunzioni nel Mezzogiorno. Una svolta – e si spera non incappi nei veti dell’Unione europea – che ripropone una terapia già sperimentata in passato (e da maggioranze di diversi colori). È vero che il lavoro è la commodity più preziosa in questi anni del post-crisi della finanza globale, ma certo avrebbe avuto più efficacia, per un’azione forte di allargamento della base produttiva, un bonus legato agli investimenti e non solo a un parametro quantitativo di assorbimento di manodopera altamente svantaggiata. Si spera, piuttosto, che il credito d’imposta per la ricerca possa avere maggiore efficacia ai fini della qualità dell’azione di sviluppo: è positivo che sia valido per soggetti pubblici e privati. Purtroppo non ha una quantificazione di risorse e non ha affatto le sembianze di una misura duratura e di ampia portata. La norma che facilita l’avvicendamento generazionale nell’impresa fa parte del pacchetto di “misure dell’offerta” destinate a facilitare la vita delle aziende così come quelle sulla privacy e sulla non-duplicabilità dei controlli o sull’attenuazione del principio dei pagamenti coatti al Fisco. Insomma, c’è un’attenzione al mondo della produzione. E non poteva essere diversamente: la crescita passa da qui, da quelle centinaia di migliaia di imprese che, tutte le mattine, con il solo aprire i cancelli fanno qualcosa – oltre che per i loro proprietari e i loro lavoratori – per il Paese.
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