Emergenza rifiuti nei Pvs: servono subito più aiuti

Fonte: Il Sole 24 Ore del lunedì

Sos rifiuti. Sarà un grido d’allarme quello lanciato dall’Iswa, l’International solid waste association, alla Conferenza Rio+20 sullo sviluppo sostenibile che si terrà nella metropoli brasiliana dal 20 al 22 giugno. «In quell’occasione – annuncia il vicepresidente David Newman – chiederemo di destinare una parte cospicua dei fondi versati ai Paesi in via di sviluppo all’emergenza rifiuti che si aggrava di anno in anno: se oggi i progetti di gestione dei rifiuti rappresentano appena tra lo 0,16 e lo 0,32% del totale del sostegno ufficiale ai Pvs, compreso tra 257 e 415 milioni di dollari all’anno, l’Iswa chiede di portare la percentuale al 5% entro il 2015 ed entro il 10% nel 2020.
«Il finanziamento di progetti di gestione dei rifiuti nei Paesi in via di sviluppo – aggiunge Newman – deve essere una priorità internazionale, perché i rifiuti gestiti male nei Pvs finiscono con il danneggiare le popolazioni di tutto il mondo. Occorre dunque affrontare al più presto l’emergenza». Una situazione di urgenza riconosciuta anche dalla Banca mondiale, che in un recente rapporto ha definito le problematiche legate alla gestione dei rifiuti «più preoccupanti dei cambiamenti climatici».
A dare un’idea della portata del fenomeno sono i primi risultati del lavoro della task force dell’Iswa, costituita nel settembre 2010, che verranno presentati nel corso del convegno dell’Associazione a Firenze dal 17 al 19 settembre. Ogni anno vengono prodotti nel mondo circa 4 miliardi di tonnellate di rifiuti, mentre quelli solidi urbani hanno raggiunto la cifra record compresa tra 1,6 e 2 miliardi di tonnellate. La situazione è destinata a peggiorare ancora, perché dal 2005 al 2025, secondo le stime dell’Iswa, quelli urbani organici dovrebbero aumentare del 44% sulla scia dell’aumento della popolazione e del crescente innalzamento del reddito pro capite nei Paesi in via di sviluppo. Un giro d’affari complessivo tra 300 e 400 miliardi di dollari annui e numerosi nodi da sciogliere, se si pensa che oltre 3,5 miliardi di persone, circa metà della popolazione mondiale, non hanno accesso ai più elementari servizi di gestione dei rifiuti, come i sistemi basilari di raccolta o la rimozione fuori dalle aree residenziali. Non solo: circa il 70% dei rifiuti urbani prodotti in tutto il mondo è ancora conferito in discarica, solo l’11% imbocca la strada del recupero energetico e il restante 19% viene riciclato o gestito con trattamento meccanico e biologico, incluso il compostaggio.
Di qui la ricetta dell’Iswa. «Di fronte a questi dati allarmanti – prosegue il vicepresidente – occorre estendere al più presto i servizi di raccolta, mettere in sicurezza i siti di smaltimento e adottare una strategia di medio termine per la raccolta e il recupero dei materiali».
Se la priorità è a livello globale, l’azione è urgente soprattutto nelle metropoli, ovvero le città con una popolazione superiore ai 10 milioni di persone. Il loro numero è destinato a salire a 33 nel 2015. Di queste ben 27 avranno sede in un Paese in via di sviluppo, con una popolazione che crescerà di 280mila persone al giorno e raggiungerà nel 2015 circa 359 milioni di persone.

I numeri

10%
Il target
È la percentuale dei progetti di gestione di rifiuti sul totale degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo che l’Iswa chiederà di raggiungere entro il 2020. Oggi, la percentuale si situa tra lo 0,16 e lo 0,32% del totale degli aiuti

+44%
La stima
È l’aumento stimato dei rifiuti urbani organici dal 2005 al 2025

70%
Le discariche
È la percentuale di rifiuti urbani conferiti in discarica nel mondo. Solo per l’11% avviene il recupero energetico, mentre il 19% viene riciclato

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