Disco verde in bicamerale alla riforma dei fondi Fas

Federalismo – Il decreto passa con l’astensione del Terzo polo

Il Sole 24 Ore
6 Maggio 2011
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L’attuazione del puzzle federalista si arricchisce del sesto tassello. La bicamerale ha approvato ieri il parere di maggioranza sul decreto che ridisegna l’uso degli «interventi speciali» con cui rimuovere gli «squilibri economici, sociali, istituzionali e amministrativi del Paese». Decisiva è stata l’astensione dei quattro componenti del Terzo polo mentre Pd e Idv sono rimasti fermi sul no, mentre la Lega ha detto sì. Il Carroccio ha manifestato il suo dissenso sul provvedimento messo a punto dal ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, e destinato soprattutto al Mezzogiorno, astenendosi su un emendamento di Linda Lanzillotta (Api) che collega la programmazione delle risorse per gli interventi speciali al Def. Proprio il link con il Documento di economia e finanza è uno dei motivi che ha convinto i centristi ad astenersi. Tra le modifiche inserite al fotofinish nel parere redatto da Anna Maria Bernini (Pdl) e avallate da Fitto spicca la previsione che sia il Def a determinare «all’inizio del ciclo di programmazione dei fondi europei, in relazione alle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica e coerentemente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica, l’ammontare delle risorse da destinare agli interventi di cui all’articolo 4 tenendo conto anche dell’andamento del Pil». Senza però inserire già nel testo una quota predeterminata, che Pd e Terzo polo volevano fissare allo 0,6% mentre l’Idv all’1%. Altra novità di rilievo è la previsione – tra i requisiti posti dal decreto per accedere al fondo di coesione e sviluppo che dal 2013 avrà il compito di sostituire quello sulle aree sottoutilizzate (Fas) – per i soggetti che vogliono partecipare ai progetti di un rating che «indichi un livello adeguato di capacità amministrativa e tecnica e di legalità tale da garantire la realizzazione degli interventi nei tempi programmati». Per il resto trova conferma l’impianto originario del provvedimento che affida ad Affari regionali, Tesoro e Cipe il compito di individuare gli interventi da finanziare con il fondo di coesione e a un «contratto istituzionale di sviluppo» con gli enti locali o i concessionari di servizi pubblici quello di metterli in pratica. Prevedendo sanzioni per i casi di inadempimento e inerzia che possono giungere fino all’esercizio del potere sostitutivo e all’attribuzione dei compiti a un altro soggetto. Intanto in Conferenza unificata è stata sancita la mancata intesa sul federalismo demaniale, perché i Comuni hanno giudicato «irricevibili» i nuovi elenchi sui beni disponibili e di conseguenza trasferibili agli enti locali. Il ministro Roberto Calderoli ha annunciato una nuova richiesta all’agenzia del Demanio per completare tutti i tasselli mancanti.

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