Decreto del fare atto secondo

Fonte: Italia Oggi

Non si è ancora concluso l’iter di approvazione del dl Fare che il governo sta pensando a un decreto legge chiamato, per ora, del Fare2. L’approvazione del nuovo provvedimento è stata calendarizzata nel consiglio dei ministri del 9 agosto. Il contenuto più importante, naturalmente, è la riforma dell’Imu. Anche se il governo non ha ancora deciso se inserire un abbozzo di riforma già nel testo del decreto legge, per poi fare le limature in sede di conversione, oppure inserire direttamente la riforma dell’imposizione immobiliare con un maxiemendamento, blindando il tutto con un voto di fiducia.

L’argomento è infatti troppo sensibile e Letta teme imboscate e guerriglie in parlamento. Oltre all’Imu, nel decreto del Fare 2 dovrebbe confluire una serie di emendamenti già predisposti dai tecnici dei diversi ministeri che, per vari motivi, non sono stati inseriti nel dl 69. Si sta anche aspettando di capire se sarà possibile modificare in senato quest’ultimo testo (che deve essere convertito in legge entro il 20 agosto).

In alternativa il dl del Fare 2 sarà il veicolo per apportare le modifiche ritenute necessarie: potrebbe infatti andare in Gazzetta Ufficiale lo stesso giorno, o il giorno dopo, la pubblicazione della legge di conversione del dl 69. Tra le correzioni più urgenti l’eliminazione del Durt, il documento unico di regolarità tributario, introdotto dalla commissione finanze della camera.

A questo proposito il viceministro dell’economia Stefano Fassina ha dichiarato che «se la situazione lo renderà necessario, sarà possibile spostare la valutazione dell’intervento nei decreti attuativi della delega fiscale, dopo un passaggio di discussione con le rappresentanze delle imprese e dei lavoratori». Dello stesso avviso anche il ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Gianpiero D’Alia, secondo cui «la norma introdotta aggiunge obblighi burocratici alle aziende e va corretta dal senato». Gli ha fatto eco il sottosegretario allo sviluppo economico, Simona Vicari («il Durt sarà cancellato nel corso dell’esame in Senato»). «È inutile invocare semplificazioni e facilitazioni alle aziende se poi invece prevale la cultura dell’oppressione burocratica», ha sottolineato Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato, «sul Durt il senato dovrà intervenire per correggere la norma che, tra l’altro, rischia di ritardare i pagamenti tra privati, togliendogli definitivamente l’ossigeno».

Ad aggiungersi ai commenti politici anche il presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili, Paolo Buzzetti, secondo cui «in un momento così duro e difficile per le imprese è contro ogni ragionevolezza introdurre uno strumento come il Durt che aggiunge ulteriori oneri burocratici e rischia di bloccare i pagamenti alle imprese». Un posto, infine, potrebbe essere riservato anche alla revisione del trattamento fiscale delle svalutazioni dei crediti delle banche dato che, come ha spiegato ieri il ministro dell’economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, durante l’audizione di fronte alle Commissioni finanze di camera e senato, «la disciplina attuale penalizza la competitività a livello internazionale». Il credito per le imprese. In base a quanto emerso, tra gli elementi utili per sostenere l’offerta di credito alle imprese, in cima alla lista appare la proposta inoltrata dall’Associazione bancaria italiana (Abi) e dal Fondo monetario internazionale (Fmi) di concedere la piena deducibilità delle svalutazioni sui nuovi crediti e accelerare la deducibilità di quelle vecchie.

A tale proposito Saccomanni ha però fatto presente che «è indubbio che tra gli elementi che possono sostenere l’offerta al credito delle imprese c’è la revisione del trattamento fiscale delle svalutazioni sui crediti delle banche perché la disciplina attuale penalizza la competitività a livello internazionale, ma è altrettanto vero che è necessario affrontare la questione relativa alle svalutazioni pregresse e future in modo da rendere omogeneo il loro trattamento a quello delle perdite sui crediti oltre a completare la disciplina fiscale dei crediti d’imposta per fiscalità differita estendendola all’Irap».

Sempre in tema di imprese, il ministro ha poi sottolineato come, dopo il 15 settembre, data entro la quale il ministero riuscirà ad avere un quadro delineato della situazione dei debiti della pubblica amministrazione, sarà possibile procedere, situazione economica permettendo, all’emissione di altri 10 miliardi di rimborsi. Tobin tax. Affrontato, poi, il problema dei possibili effetti negativi derivanti dalla Tobin Tax. A questo proposito Saccomanni ha riferito che, «se da un lato l’introduzione dell’imposta sulle transazioni finanziarie è utile per porre un freno alle attività speculative di trading, dall’altro lato è anche vero che la sua introduzione rischia di far scomparire l’attività di trading soggette a imposte con il conseguente loro spostamento su altre piazze, vanificando così il gettito».

Ancora in ballo invece la questione relativa all’applicazione dell’imposta sui derivati dei titoli azionari e obbligazionari. Per questi ultimi però, Saccomanni, ha spiegato che «l’estensione comporta forti rischi, perché l’imposta potrebbe essere traslata all’indietro sull’emittente, aggravando, tramite l’innalzamento dei tassi lordi, il costo del finanziamento per lo stato e per le imprese». Imposte e gettito.

Se a conclusione del suo intervento, il ministro, ha dichiarato la sua titubanza circa una possibile eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile Irap ritenendo preferibile una riduzione del cuneo fiscale sui contributi sociali, ha però poi dichiarato la sue fiducia per quel che riguarda la tenuta dei conti pubblici.

«Questo risultato», ha evidenziato il ministro, «è frutto di entrate tributarie in linea con quanto previsto a settembre 2012 (+8,8 miliardi di imposte dirette) e in lieve miglioramento negli ultimi due mesi, ciò non toglie però che sia necessaria sia la ridistribuzione del carico fiscale, sia la rideterminazione delle base imponibili catastali. Per riuscire in questo intento però, è importante che il governo approvi nel più breve tempo possibile la delega fiscale al fine di poter iniziare i lavori per la riforma del catasto che, in ogni caso, non porterà ad incrementi complessivi di gettito rimanendo entro il tetto dei 12 miliardi del 2012».

 

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