Dai costi standard ai bandi aperti i piani per eliminare le criticità

Fonte: Il Sole 24 Ore

Sulla carta gli obiettivi e gli impegni sono molto ambiziosi. Procedure più snelle adottando il criterio dei costi standard, tempi contingentati per ciascuna fase fino alla delibera, tempi certi e ridotti per l’erogazione del finanziamento, solo per citare alcuni esempi che forse sono anche i più scontati. Del resto, era proprio questo l’obiettivo della Commissione europea quando, in preparazione della programmazione 2014-2020, impose all’Italia di inserire in ciascun programma operativo un piano di rafforzamento amministrativo, il “Pra”. Partendo dall’analisi delle criticità nella gestione dei fondi struttuali, ogni amministrazione che gestisce fondi europei si impegna a eliminare i colli di bottiglia che fanno dell’Italia uno dei peggiori paesi dell’Unione nella spesa delle risorse. 

Scorrendo gli allegati di quelli finora approvati dalla Commissione insieme ai rispettivi Por, si percepisce lo sforzo che molte regioni hanno compiuto nel tentativo di rendere più efficiente la gestione delle risorse europee, a cui si accompagna una quota consistente (fino al 50%) di cofinanziamento nazionale. 

Diversi i tratti in comune. L’uso dei costi standard, per esempio, è al primo posto tra gli interventi indicati dall’Emilia-Romagna, ma è anche nei Pra di Lombardia, Marche , Piemonte e Abruzzo. I beneficiari dovranno indicare nei progetti solo le ore di lavoro previste per ciascuna figura professionale, senza dover presentare una sfilza di documenti, dal libro unico del lavoro alle buste paga, dal Cud ai fogli presenza. Tanta burocrazia in meno. Altro filo conduttore è il ricorso più ampio possibile al web per comunicare con i beneficiari. Anche a questo serve la banda larga, non solo all’entertainment. Semplificazione è un impegno ricorrente, che viene declinato in vari modi dalle diverse regioni. Per esempio con l’uso di “modulistica” standard. Nel Pra dell’Emilia-Romagna c’è un intervento che dovrebbe essere la prassi per tutta l’amministrazione statale: l’hanno definita “interoperabilità dei sistemi informativi”.

Significa consentire agli uffici regionali l’accesso alle diverse banche dati per acquisire informazioni già in possesso della pubblica amministrazione: un sacco di tempo risparmiato per chi presenta la domanda di finanziamento. 

Nelle Marche c’è in primo piano l’attenzione ai bandi: l’idea è di introdurre, oltre a procedure “just in time”, anche bandi pluriennali aperti (“a sportello”) che, diluendo nel tempo le domande, dovrebbero avere un effetto positivo sui tempi di risposta. Un’area di intervento ampia è quella del personale, con il censimento delle risorse e delle competenze necessarie in ciascun ufficio e la loro formazione. 

Dai Pra emergono anche intoppi che non dipendono dagli uffici regionali, ma che – come sanno bene le imprese – intralciano non poco il rapporto con la pubblica amministrazione. Il casellario giudiziario, che deve certificare la fedina penale del beneficiario, «risponde con il fax anziché con la Pec come sarebbe obbligatorio». Oppure: l’agenzia delle Entrate non ha un ufficio unico di riferimento, ma uffici territoriali. «Se capita di inviare la richiesta all’ufficio sbagliato possono passare anche diversi mesi prima di ottenere la risposta».
Un altro nodo è il Durc, che viene rilasciato dall’Inps in pochi giorni, ma vale solo tre mesi: quando il procedimento arriva alla fine è scaduto.

Un problema analogo esiste con il certificato antimafia. Su questi fronti il Pra non può far nulla, se non sollevare la questione. La soluzione è nazionale. Forse non è il caso di aspettare che ce lo dica Bruxelles. 

«Al di là di questi aspetti molto concreti – sottolinea comunque Claudia Striato, economista della società di consulenza Gruppo Clas – l’aspetto generale più rilevante dei Pra è quello di aver impegnato regioni e ministeri a rafforzare le amministrazioni: ora c’è un responsabile che deve rispondere di ciò che non va». Striato sottolinea anche un altro aspetto: «Il Pra è stato concepito come strumento unitario per Fesr e Fse. Questo dovrebbe aiutare l’integrazione tra i due fondi». 
Fin qui i Pra approvati sembrano andare nella giusta direzione. La loro efficacia sarà verificata, come previsto, entro il 2016. Ma per ora il campione è parziale. Mancano all’appello, infatti, le regioni del Sud (Puglia esclusa), dove le somme da spendere sono molto più alte e maggiori, forse, sono anche le criticità. 

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