D’ora in poi la metà dei dirigenti statali di prima fascia sarà scelta per concorso, e dovrà svolgere sei mesi all’estero (e ottenere una “promozione” dagli uffici ospitanti) per vedersi confermata la carica. È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 100 di ieri il Dpcm attuativo della riforma Brunetta, che cambia il reclutamento dei vertici della Pubblica amministrazione centrale e istituisce il principio del concorso. È un tassello importante, di cui la Corte dei conti poche settimane fa aveva denunciato la mancanza, anche se la pubblicazione in Gazzetta mostra che i ritardi non si sono annidati a Palazzo Chigi. Dalla presidenza del Consiglio, il testo era uscito il 26 ottobre scorso, e ha poi impiegato sei mesi per tutte le registrazioni. Il decreto, in linea con l’articolo 47, comma 1 del Dlgs 150 del 2009, prevede il concorso per il 50% dei futuri vertici dell’amministrazione. Il resto dei posti sarà riservato agli altri dirigenti di prima fascia (e in casi limitati di seconda fascia) già in ruolo, secondo le vecchie regole. Il numero dei posti a concorso dipende dalle disponibilità aperte con le cessazioni, e censite dalla programmazione triennale, e nella prima applicazione, quest’anno, è determinato in base ai posti liberi al 1° gennaio 2011. Requisito per accedere alle selezioni, accanto alla laurea magistrale (o del vecchio ordinamento), è aver maturato almeno cinque anni di servizio con le stellette da dirigente di seconda fascia. Come previsto dalla riforma, poi, un occhio di riguardo andrà riservato a chi ha esercitato funzioni di livello dirigenziale generale nell’amministrazione che bandisce il concorso. Più flessibili i requisiti quando il posto è a tempo determinato.
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