Via libera anticipata alle doppiette, da ieri, in gran parte d’Italia, con l’aggravante – secondo gli animalisti – di un “fai da te” regionale che rende le regole più incerte e minaccia ulteriormente gli animali protetti e tutte le specie cacciabili consentendo alle amministrazioni locali di stabilire i propri calendari. E per un Tar che decide di bloccare la “pre-apertura”, come è accaduto in Molise, ce n’è un altro che rinvia, come in Piemonte, dove il ricorso anti-caccia verrà riaffrontato solo il 9 settembre. Tra meno di venti giorni, del resto, la caccia si aprirà regolarmente in tutta Italia, comprese Liguria, Emilia Romagna e Lombardia dove ieri i fucili sono rimasti in silenzio. L’appuntamento di chi dice no è fissato per la vigilia, sabato 18 settembre a Venezia: lo promuovono l’Enpa (Ente nazionale protezione animali) e la Lav (Lega antivivisezione), che quest’anno hanno arruolato come testimonial la cantante Giorgia: «Fermatevi a guardare il volo di un uccello – è il suo appello ai 750.000 cacciatori tesserati italiani – È arte, è vita. Quando andate a letto alla sera non vi sentite un po’ fuori luogo?”. Ma gli animalisti non sono gli unici a protestare: il calendario e le nuove norme introdotte modificando la legge comunitaria non piacciono neppure ai cacciatori, che lamentano «incertezza del diritto» e una riduzione delle giornate nelle quali è possibile prendere di mira alcune specie. La tendenza che arriva dall’Europa, infatti, è quella a valutare caso per caso la presenza sui territori dei singoli animali, affidando all’Ispra, l’Istituto per la protezione e la ricerca, pareri vincolanti su calendari e bersagli. Sono analisi che dovrebbero consentire a molti animali di concludere indisturbati il periodo della riproduzione: «La pratica di molte Regioni e Province italiane di concedere l’inizio della caccia già il 1° o il 5 settembre è immotivata e gravissima – spiega Gianluca Felicetti, presidente della Lav – L’Ispra lo ha ribadito, ma le amministrazioni locali hanno ignorato il richiamo, costringendoci a ricorrere ai Tar, dove stiamo combattendo in tutta Italia». Ma Osvaldo Veneziano, presidente di Arcicaccia, ribatte: «Occorrono regole certe, uguali per tutti». Minoranza che tende a decrescere negli anni (le doppiette regolari sono diventate meno della metà in vent’anni, e l’età media è intorno ai 50 anni), i cacciatori sono non di meno assai organizzati, e sostenuti da un’industria italiana ancora fiorente. Non a caso la loro ultima campagna, che fotografa un ragazzino al quale sarebbe assai imprudente affidare un’arma insieme a un uomo attempato, è «la caccia non ha età». E la rottura tra sostenitori della doppietta libera e protettori degli animali è trasversale e lacera soprattutto il centrosinistra: «Il Pd – sostiene per esempio il consigliere regionale piemontese Nino Boeti – dica da che parte sta e agisca di conseguenza là dove governa. Le Regioni non possono impedire la caccia, ma possono vietare di sparare a specie protette come la pernice bianca, il gallo cedrone e la coturnice». La stagione che si è aperta ieri, insomma, si annuncia come una delle più difficili, quanto meno per le battaglie legali e la tensione politica che la accompagneranno. Senza contare i problemi di sicurezza: se Lav e Enpa denunciano una strage che ogni anno cancella da cieli, prati e colline oltre 100 milioni di animali, dai passerotti ai cervi, la stessa Federcaccia pubblica una statistica che per il solo 2009-2010 conta 52 morti e 70 feriti in incidenti collegati all’attività venatoria. Entrambe le cifre sembrano ormai incompatibili con l’opinione prevalente degli italiani: 2 su 3, secondo l’Ipsos, sono nettamente contrari alla caccia.
Caccia al via tra le polemiche pronta un’ondata di ricorsi al Tar
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