Bologna, i gay imbarazzano Merola

La decisione di accogliere le associazioni nella Consulta della famiglia ha rotto l’idillio coi cattolici

Italia Oggi
2 Dicembre 2011
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Il sindaco e i gay. A Bologna, Virginio Merola è nella tempesta per colpa della Consulta della famiglia. La decisione di accogliere nella Consulta due associazioni gay da parte di uno degli assessori (al welfare) di punta della sua giunta, Amelia Frascaroli, cattolica, ex-dirigente Caritas, rappresentante Sel, gli sta procurando non pochi guai: si è rotto l’idillio post-Delbono con la curia, le associazioni cattoliche, Acli in testa, si rifiutano di sedere allo stesso tavolo con le associazioni gay e quindi la Consulta rischia di non essere mai convocata, una parte del Pd si è dissociata accusando il sindaco di resa incondizionata a Sel e quindi generando scintille nel rapporto tra partito e governo della città.
Le prossime scosse del terremoto saranno distruttive o di assestamento? Certamente si è trattato del primo tsunami che ha colpito Merola, ad appena sei mesi dall’elezione.
Si è un po’ appannata anche la sua immagine di sindaco decisionista: infatti ha proceduto a zigzag, fino a cadere nel vortice della polemica.
Quando l’assessore Frascaroli ha annunciato «sono la rappresentante di tutta la società e non solo di una parte» e quindi inserito due associazioni gay, Agedo e Famiglie Arcobaleno, nella Consulta, Merola ha dato l’ok. Poi alla levata di scudi di una parte del mondo cattolico ha fatto marcia indietro: «blocchiamo tutto e prendiamoci un periodo di riflessione». A questo punto è Sel a intervenire a gamba tesa: «non è una questione marginale, si rischia la crisi di giunta». Alla parola crisi, Merola ha deciso che la riflessione poteva anche non essere incominciata e ha dato il via libera. Salvo poi nascondersi e non fare più dichiarazioni dopo il nuovo j’accuse della curia e la rivolta delle Acli. «Se entrano loro ad uscire saremo noi, e la Consulta se la facciano da soli», dice il presidente delle Acli, Francesco Murru.
Il fatto è che tutto il movimento gay si era schierato a favore di Merola e aveva supportato la sua elezione, contraccambiato con proclami da volemose-bene. Poteva il sindaco infrangere questo patto alla prima occasione? Avevano avvertito Arcigay e Arcilesbica: «Una pausa di riflessione? Ci si domanda su cosa si debba riflettere. Mentre il sindaco riflette noi abbiamo concluso che o le società sono fatte da persone diverse con uguali diritti, oppure ci si trova in una democrazia ferita».
Il sindaco ha capito di trovarsi tra l’incudine (Sel e i movimenti) e il martello (la curia). È tornato sui suoi passi e stoicamente s’è messo a ricevere le contumelie cattoliche. «Avevamo sostenuto Merola alle primarie contro le posizioni ideologiche di Sel su alcuni valori come la famiglia», aggiunge Murru, «adesso valuteremo che fare. Dico solo che se qualcuno pensa di avere vinto, quella sarà una vittoria di Pirro. Stiamo pensando di ricorrere al tribunale amministrativo».
Dalla curia interviene il vicario generale, Giovanni Silvagni: «Quelle associazioni portano avanti una concezione di famiglia che contrasta in modo evidente con il dettato legislativo, se il Comune sposa la linea per cui qualunque unione può definirsi famiglia, ne porterà la responsabilità addosso. Sarebbe un atto molto grave, uno stravolgimento del vivere civile. Mi sembra sia proprio questa la tendenza, non so se per convinzione o se per opportunismo».
Ma la cattolica Frascaroli difende così la propria decisione: «Il Comune dev’essere come una mamma: non esclude nessuno». Anche il segretario Pd, Raffaele Donini, scende in campo: «La Consulta deve fornire una fotografia su tutte le situazioni di genitori e figli, non si possono adottare criteri di esclusione». Gli dà ragione la parlamentare pidiessina Paola Concia: «Troverei davvero insensato escludere le due associazioni, come se le politiche per il sostegno alla famiglia non riguardassero anche i cittadini omosessuali». Però non tutti nel Pd la pensano così. Sbotta Riccardo Petrella, consigliere comunale: «Ammettere quelle associazioni nella Consulta è un abuso e bisogna riparare all’errore. Il riconoscimento delle coppie omosessuali in quanto famiglie non è previsto dal programma del Partito democratico».
Per questa volta la giunta è salva, ma se il bel tempo si vede dal mattino… Anche perché all’orizzonte vi sono temi delicati e sui quali bisognerà trovare mediazioni: Sel si è astenuta recentemente sulla fusione tra due aziende dei trasporti, Atc e Fer, e così la delibera ha rischiato di saltare. Inoltre c’è il bilancio da approvare, il voto è stato rinviato al nuovo anno.
Infine Merola è atteso ad altre prove sul fronte gay: il prossimo anno il Gay Pride si terrà a Bologna e gli scontenti stanno già protestando mentre sollecitano una risposta Ottavio e Joaquin, che si sono spostati in Spagna ma adesso, dopo avere depositato tutti i documenti negli uffici comunali,chiedono al sindaco di Bologna, dove risiedono, di riconoscere la loro unione.

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