Authority, stretta sugli stipendi

Fonte: Il Sole 24 Ore

Un livellamento degli stipendi dei componenti della varie Authority facendo leva sull’adozione di «criteri omogenei» anche per avvicinare maggiormente le retribuzioni a quelle del resto della pubblica amministrazione. Ma anche un sistema di autofinanziamento più simili per tutte le Autorità garanti, sempre attraverso il ricorso a «criteri omogenei» e comunque con la partecipazione delle imprese regolate o vigilate. Con l’obiettivo di evitare procedure di finanziamento specifiche come quella attualmente prevista per l’Autorità della Privacy e, in ogni caso, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. A prevedere queste novità è un emendamento del nuovo pacchetto di ritocchi alla delega Pa inviato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, su input del relatore Ernesto Carbone (Pd), all’Aula di Montecitorio, dove ieri pomeriggio sono cominciate le votazioni sulla riforma Madia. Che sono arrivate all’articolo 6. Tra gli ultimi correttivi anche quello che dà il via all’assorbimento del Corpo forestale in un’altra forza di polizia ma non in toto: funzioni, risorse e mezzi utilizzati per il contrasto agli incendi boschivi dovranno passare ai Vigili del fuoco.

Lo stesso pacchetto di ritocchi prevede, rispetto al testo licenziato dalla stessa commissione Affari costituzionali, l’estensione da sessanta a novanta giorni del termine dopo il quale scatta il silenzio-assenso o il nullaosta per le questioni che coinvolgono le amministrazioni in materia di tutela ambientale, beni culturali e salute dei cittadini. Ma questa norma sul silenzio-assenso, approvata dalla Camera, non piace affatto al Consiglio superiore dei beni culturali, che ieri l’ha seccamente bocciata. E dure critiche sono arrivate anche dal M5S. I sindacati dei forestali hanno invece protestato in piazza Montecitorio contro l’accorpamento del Corpo forestale in gran parte in un’altra forza di polizia e per una fetta, come detto, nei Vigili del fuoco.

Ieri è stato approvato dalla Camera anche la norma che riduce del 50 per cento i “tempi burocratici” per le grandi opere. Con un leggero ritocco su richiesta della commissione Bilancio: il premier e i prefetti, nell’esercizio dei poteri sostitutivi collegati alla riduzione dei tempi, potranno avvalersi di personale specializzato ma senza oneri aggiuntivi per le casse dello Stato. Sempre l’Aula di Montecitorio ha dato l’ok a un emendamento Pd che per i processi di digitalizzazione fa saltare l’automatico utilizzo dei software open source in tutte le amministrazioni.
La Camera dovrebbe dare il suo via libera alla riforma Pa tra domani sera e venerdì mattina, anche se non è del tutto escluso un prolungamento dei lavori all’inizio della prossima settimana.

Il testo dovrà poi tornare al Senato per l’approvazione definitiva che il Governo conta di incassare prima della pausa estiva. Ma non mancano gli ultimi sussulti nella lunga partita che si sta giocando sulla delega Madia e che si concluderà solo dopo il varo – previsto quasi in tutti i casi in un tempo massimo di 12 mesi – dei decreti attuativi delle 13 deleghe. Ieri ad esempio alla commissione Bilancio della Camera sono arrivate diverse osservazioni della Ragioneria generale dello Stato sul testo approvato in sede referente dalla “Affari costituzionali”. A cominciare da quella riguardante i 58 milioni necessari per coprire la misura che prevede l’attivazione del numero 112 unificato per le emergenze. La Bilancio, sulla base dei rilievi della Rgs, ha espresso parere negativo sull’accorpamento delle strutture concorsuali per Pa centrale province e regioni e all’aumento degli stipendi della Sna (Scuola nazionale di amministrazione) che devono restare in linea con quelli con docenti universitari). È stata poi richiesta la relazione tecnica per il passaggio del Pra al ministero dei Trasporti e sono state espresse osservazioni sulla soppressione delle qualifiche dei Vigili fuoco.

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