Arriva la tassazione «verde» ma coordinata con la Ue

Fonte: Il Sole 24 Ore

Sulla tassazione ambientale, la delega ha ancora alcuni aspetti da chiarire. Dovrebbe conferire al Governo il potere di prevedere un nuovo quadro normativo in tre punti: introduzione di una tassazione generale finalizzata a preservare e garantire l’equilibrio ambientale, previsione di specifici incentivi per favorire l’investimento in tecnologie verdi, revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici graduate in ragione del loro contenuto di carbonio (carbon tax).
Le modifiche, come richiesto dal Sole 24 Ore il 23 marzo scorso, dovranno tener conto delle discussioni e degli sviluppi comunitari e per la decorrenza occorrerà coordinarsi con la data di recepimento delle disposizioni Ue attualmente all’esame delle autorità di Bruxelles.
In relazione alla creazione di un sistema di incentivi mirati e di tasse ecologiche, è da rilevare che la scelta sarebbe, almeno in parte, in discontinuità rispetto al passato. In effetti, con il ricorso agli specifici strumenti di fiscalità generale, si può ottenere un duplice vantaggio incidendo in modo diretto sui comportamenti e sui consumi dei contribuenti/cittadini. E garantendo un gettito che può essere orientato, come specifica la stessa delega, a incentivare fonti rinnovabili ovvero a finanziare interventi volti alla tutela dell’ambiente.
Già con questa scelta, che ora dovrebbe essere indicata nel provvedimento di delega, il legislatore recepirebbe uno degli orientamenti che a livello comunitario ha trovato l’accordo di tutti gli Stati membri.
Una scelta obbligata e consequenziale sarebbe quella di prevedere una vera e propria carbon tax. Sul tema, subito dopo l’approvazione e il recepimento della direttiva Energia (2003/96/Ce) si era già formato un consenso europeo. Nel 2008, infatti, a seguito del mutamento del quadro strategico energetico mondiale la Commissione europea ha chiesto di rendere la direttiva più compatibile al nuovo contesto. Perciò il 13 aprile 2011, al termine di una lunga consultazione pubblica, la Commissione ha presentatto una specifica proposta di direttiva, il documento COM (2011)169. Proprio partendo da questa direttiva (il cui recepimento non è del tutto scontato in tempi ragionevolmente brevi), i decreti legislativi dovrebbero individuare i meccanismi di funzionamento della specifica tassa.
Attraverso la carbon tax sarebbe possibile dare concreta attuazione al principio, espresso dalla Commissione Ue in diversi contesti, «chi inquina paga». In altre parole, estendere l’imposizione energetica sui combustibili fossili in base al loro contenuto di carbonio consentirebbe una riduzione delle emissioni finanziata in modo prevalente da chi queste emissioni le crea. Ovviamente per avere una quadratura del cerchio l’intervento delegato dovrà agire coordinandosi con l’attuale livello di tassazione delle emissioni e dovrà perseguire l’obiettivo di ridurre gli oneri che ricadono sulle famiglie meno abbienti. In particolare dovrà garantire che tutte le fonti di energia siano trattate in modo uniforme, così da creare condizioni eque per i consumatori, indipendentemente dal tipo di energia utilizzata; creare un adeguato quadro per la tassazione dell’energia da fonti rinnovabili; creare un quadro di tassazione della CO2 complementare al sistema di tassazione Ets.

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