Quella cifra in continua crescita proprio non riesce a digerirla. Riempie i suoi pensieri di custode dei conti della Regione e fa a cazzotti con altri numeri, quelli di un’austerity chiesta a tutti i rami dell’amministrazione. Così l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha deciso di prendere il telefono e comporre il numero del presidente dell’Ars, Francesco Cascio: «Perché le spese dell’Assemblea continuano ad aumentare? E perché non possiamo applicare anche al Parlamento siciliano il taglio del 30 per cento delle uscite che stiamo inserendo nelle altre voci di bilancio?». La risposta, dall’altro capo, è stata lapidaria: «Richiesta irricevibile». L’Assemblea salva sé stessa, le sue spese e i suoi privilegi in nome dell’autono-mia che le deriva dallo status di organo legislativo. Ma l’episodio, raccontato nei giorni scorsi da Armao nel corso di una tavola rotonda dell’Ande su sprechi e trasparenza nella spesa pubblica, rivela un aspro conflitto istituzionale in atto, uno scontro senza precedenti fra l’ente erogatore – l’amministrazione regionale – e l’ente che vive soprattutto grazie a quei trasferimenti. Il fatto è che l’Ars grava sempre di più sulle casse della Regione: si è passati dai 153 milioni e mezzo del bilancio di previsione del 2006 ai 177 di quello del 2011. Quasi 24 milioni di euro in cinque anni. Armao, che in questi giorni sta conducendo una battaglia finanziaria all’ultimo centesimo con lo Stato per avere più risorse (dalle accise sui prodotti petroliferi alla diminuzione della spesa sanitaria a carico della Regione) e chiudere un bilancio con un deficit da due miliardi, ha invocato un sacrificio anche da parte di Palazzo dei Normanni: «Ho chiesto un segnale al presidente dell’Assemblea – afferma – in linea con la percentuale media di riduzione delle uscite prevista per le altre voci a carico dell’ammini-strazione regionale. La risposta è stata negativa: mi è stato detto che si puntava molto su un provvedimento di diminuzione del numero dei deputati per ottenere un risparmio. Meglio lasciar perdere: quello è un tema politico così delicato che non me la sono sentita neppure di proseguire la conversazione?». È rimasto il tentativo. Condotto, rimarca Armao, nella qualità di tecnico. Come dire: un assessore-deputato avrebbe avuto maggiori difficoltà a reclamare una cura dimagrante di cui sarebbe stato vittima in prima persona. Cascio, a ogni modo, ha detto no. Ora spiega perché e svela qualche particolare in più: «La quasi totalità delle uscite del bilancio dell’Ars – dice – sono obbligatorie. Come faccio a tagliarle? Devo forse ridurre i fondi, peraltro non rilevanti, per la celebrazione dell’anniversario della morte di Piersanti Mattarella o per la riunione del Parlamento mediterraneo? Ho spiegato queste cose ad Armao, che ha minacciato di inviarmi una lettera con cui mi avrebbe chiesto ufficialmente di ridurre le spese del 30 per cento. Ho immediatamente avvertito la commissione Bilancio: se fosse arrivata quella missiva dell’assessore, sarebbe stata da considerare irricevibile. Ma la lettera non è mai giunta». Sullo sfondo si legge anche una partita politica fra un esponente del governo e uno dell’opposi-zione, quale è oggi il presidente dell’Ars. Cascio ricorda comunque che il Consiglio di presidenza dell’As-semblea ha deliberato un ritocco verso il basso dello stipendio dei deputati, in vigore dal 1° gennaio: la diaria mensile è scesa da 4.003 a 3.500 euro, il rimborso per le spese di segreteria da 4.678 a 4.178. Un taglio complessivo di mille euro mensili, solo parzialmente compensato da un aumento dell’indennità parlamentare vera e propria, deciso in linea con gli scatti del Senato: da 11.703 a 12.005 euro lordi. Misure che a fine anno comporteranno un risparmio di 540 mila euro per l’Ars. Poco inciderà, ovviamente, sulle buste paga dei deputati che prevedono importi lordi mensili di 19 mila euro, senza contare le indennità legate a una miriade di incarichi aggiuntivi. C’è da dire che non sono gli stipendi dei deputati la voce più rilevante del bilancio interno dell’Ars: il capitolo del personale (retribuzioni, aggiornamento professionale, vestiario di servizio, prestazioni professionali esterne) pesa per quasi 41 milioni di euro sul bilancio e negli ultimi anni non ha mai smesso di crescere. E, seppur per importi molto inferiori, nel bilancio di previsione del 2011 sono in aumento le spese relative alla rappresentanza e al cerimoniale (un milione 205 mila euro), alla comunicazione istituzionale (un milione 440 mila), agli studi, alle pubblicazioni e alle ricerche (da 30 a 220 mila euro). Su tutto questo doveva cadere la scure di Armao. Fermata dalla mano di Cascio e da quella parola: «Irricevibile».
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