Ok al Def 2023: 3 miliardi di euro per la riduzione del cuneo fiscale a favore dei redditi medio-bassi

Tre miliardi di euro per il taglio del cuneo fiscale nei confronti dei redditi medio-bassi, a fronte di una crescita del PIL stimata allo 0,9% per l’anno 2023 e di una riduzione graduale di deficit e debito. Sono questi alcuni dei punti salienti del Def (Documento di economia e finanza), il primo approvato dal Governo Meloni. Un documento che traccia la rotta degli interventi in materia economica e finanziaria voluti dall’esecutivo, gettando uno sguardo sulle proiezioni riguardanti crescita economica e inflazione. Il Def è stato approvato ieri in Consiglio dei ministri (n. 28), su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze come previsto dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196).

>> IL COMUNICATO INTEGRALE DEL CDM n. 28.

Il contesto

Il Documento (il cui testo integrale non è ancora disponibile) delinea i tre principali obiettivi programmatici della politica economica e di bilancio del Governo per il medio termine:
– la rinuncia graduale ad alcune delle misure straordinarie di politica fiscale attuate negli scorsi tre anni e l’individuazione di nuovi interventi a sostegno dei soggetti più vulnerabili e per il rilancio dell’economia;
– la riduzione graduale, ma in misura sostenuta nel tempo, del deficit e del debito della Pubblica Amministrazione in rapporto al prodotto interno lordo (PIL). Il Governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al PIL già dichiarati a novembre nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB), ossia 4,5 per cento quest’anno, 3,7 per cento nel 2024 e 3,0 per cento nel 2025. L’obiettivo per il 2026 viene posto pari al 2,5 per cento;
– il sostegno alla ripresa dell’economia italiana, volto a conseguire tassi di crescita del PIL e del benessere economico dei cittadini più elevati di quelli registrati nei due decenni scorsi.
“Il Def – si legge nel comunicato emesso dal Ministero dell’Economia – tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante l’allentamento negli ultimi tempi degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia, rimane incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse ma anche per l’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale.
In questo contesto, l’economia italiana continua a mostrare una notevole dose di resilienza e vitalità. Il 2022 si è chiuso con il Pil in aumento del 3,7 per cento e, nonostante il rallentamento congiunturale della seconda metà dell’anno, i più recenti indicatori, tra cui gli indici di fiducia di famiglie e imprese, segnalano che nei primi mesi del 2023 l’economia del Paese ha ripreso a crescere”.

Gli obiettivi del Governo

Nella nota pubblicata dal Ministero dell’Economia e Finanze, viene chiarito che “gli obiettivi prioritari che ispirano e delineano la politica economica del governo possono essere sintetizzati nel sostegno alla crescita e al benessere dei cittadini, con nuovi interventi in favore di famiglie (in particolare per quelle numerose sono previste misure anche nella riforma fiscale) e imprese nonché misure destinate a rilanciare gli investimenti e rafforzare la competitività del Paese; la sostenibilità dei conti pubblici con una graduale riduzione di deficit e debito”.
“La prudenza di questo documento è ambizione responsabile. Abbiamo davanti a noi grandi sfide, dai cambiamenti climatici al declino demografico della popolazione italiana ma anche notevoli opportunità di aprire una nuova fase di sviluppo del nostro Paese”, ha dichiarato il ministro Giorgetti sul Def approvato in Cdm.

Debito e deficit

Nel 2022 il rapporto debito/PIL è risultato pari al 144,4 per cento, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del DPB dello scorso novembre. Una diminuzione che, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico continuerà progressivamente a scendere nel 2023 al 142,1 per cento, nel 2024 al 141,4, a 140,9 nel 2025, fino a raggiungere il 140,4 per cento nel 2026.
Inoltre, il Def punta a ridurre gradualmente, ma in misura rilevante e sostenuta nel tempo, il deficit e il debito della PA in rapporto al PIL. Coerentemente con questo obiettivo, il Governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto presenti nel documento dello scorso novembre.

PIL

Nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il PIL è previsto crescere dello 0,9 per cento nel 2023 (programmatico all’ 1 per cento), dato rivisto al rialzo in confronto al DPB di novembre, in cui la crescita del 2023 era fissata allo 0,6 per cento; dell’1,4 per cento nel 2024 (programmatico all’ 1,5 per cento) dell’1,3 per cento nel 2025 e dell’1,1 per cento nel 2026 (stesse percentuali nel programmatico). La stima per il 2024 viene pertanto rivista al ribasso (dall’1,9 per cento) in confronto allo scorso novembre.

Taglio del cuneo fiscale

A fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35 per cento del PIL, il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5 per cento) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale. Il Def prevede inoltre un andamento discendente della pressione fiscale che dovrebbe passare dal 43,3 nel 2023 al 42,7 per cento entro il 2026.

>> TUTTI GLI APPROFONDIMENTI SUL PORTALE DEL MEF IN ATTESA DELLA PUBBLICAZIONE DEL DOCUMENTO INTEGRALE.

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