Appalti, l’Authority vuole contabilità per cassa

Fonte: Italia Oggi

Rivedere il sistema di qualificazione delle imprese, rendere vincolanti i pareri di precontenzioso e i bandi-tipo, passare a una contabilità per cassa per risolvere i problemi di ritardi nei pagamenti; ridurre le procedure negoziate, riformare il Codice dei contratti pubblici e diminuire le stazioni appaltanti. Sono alcune delle proposte emerse nel corso della presentazione della Relazione annuale 2012 dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, avvenuta ieri a Roma. Dopo i saluti del presidente del senato Pietro Grasso, che ha sottolineato l’esigenza di utilizzare in maniera più virtuosa le poche risorse disponibili, il presidente dell’Authority, Sergio Santoro, evidenziando il ruolo svolto da Consip nel processo di spending review nel 2012, ha sottolineato come siano le piccole e medie imprese a soffrire di più: nel settore dei lavori, sono passate da 39.072 a 36.357, con un -7% rispetto al 2011. Fra le cause, la stretta creditizia, ma anche i ritardati pagamenti (nel settore sanitario le Asl pagano con un ritardo che va dai 300 ai 1.500 giorni): «Occorre sbloccare i pagamenti arretrati», ha affermato Santoro, «per permettere alle piccole e medie imprese di rimanere sul mercato». Utile sarebbe poi passare a una «contabilità esclusivamente per cassa, come avviene nella totalità dei paesi europei, per sterilizzare gli effetti del patto di stabilità che tanto incidono sui tempi di pagamento». Per quel che riguarda il sistema di qualificazione delle imprese l’Authority ha posto l’esigenza di un «progetto di revisione complessivo, visto che l’attuale sistema non sempre garantisce l’affidabilità dei concorrenti», superando la valutazione sul fatturato che rappresenta «una inadeguata barriera di accesso al mercato». Intanto, il mercato degli appalti pubblici si è ridotto del 4,8% (95,3 miliardi), anche se nei lavori la riduzione è del 24,5% nel 2012 e del 27% nel primo quadrimestre del 2013. Ancora elevato il numero delle stazioni appaltanti che deve essere ridotto, insieme al numero delle procedure negoziate affidate nel settore dei lavori (più del 50%): se i 24 miliardi di lavori appaltati fossero stati aggiudicati con gara aperta ci sarebbe stato un risparmio di oltre un miliardo di euro. Sull’assetto normativo Santoro ritiene necessaria «una rivisitazione del Codice ispirata a obiettivi di razionalizzazione e semplificazione» e ha criticato la norma del decreto 69, il cosiddetto decreto del fare, che ha prorogato a fine 2015 la possibilità di esclusione automatica delle offerte anomale: «espone al rischio di presentazione di offerte fittizie e non sembra immune dalle criticità sollevate dalla Corte europea». Non positiva, per l’Autorità anche la «quasi vincolatività» dei bandi-tipo che dovrebbero essere sempre vincolanti per semplificare e rendere trasparente il mercato. Un appello, infine, alla puntualità della programmazione e alla qualità della progettazione che sono «elementi decisivi per l’efficienza e l’efficacia degli appalti». Sul contenzioso la richiesta è che le pronunce di precontenzioso dell’Autorità possano diventare vincolanti e che sia attribuito all’organismo di vigilanza il potere di impugnare gli atti delle stazioni appaltanti in violazione di legge.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *