Abusivismo, ripartono le ruspe via la norma anti-demolizioni

Fonte: Repubblica, Napoli

Una guerra col Quirinale. E anche col ministro Tremonti, che dei voleri del Colle si è fatto interprete. La questione degli abbattimenti di case abusive scava un fossato fra centrodestra campano e istituzioni. I parlamentari del Pdl campano hanno tentato fino all’ultimo ieri di salvare lo stop agli abbattimenti. Tremonti aveva rivelato che era fra le misure che avevano provocato la bocciatura di Giorgio Napolitano al decreto Milleproroghe. Andava dunque tolta di mezzo. Ma le pressioni dei parlamentari campani del Pdl, guidati da Nicola Cosentino, avevano quasi convinto il governo al ripescaggio, con una sola modifica: far salve le sentenze già passate in giudicato, circa il 20 per cento delle 60 mila cause a rischio abbattimento. A sera però da Palazzo Chigi sono arrivate le voci secondo cui Tremonti aveva tagliato di netto la materia. Ne è nata una mezza rivolta. I senatori del Pdl esprimevano «profonda amarezza e forte disappunto» e hanno fatto presente che la disposizione tagliata «era pressoché identica a quella contenuta nel decreto legge 62/2010 controfirmato dal Presidente della Repubblica e approvato dal Senato». I deputati Vincenzo D’Anna e Antonio Milo davano quasi appuntamento fuori al governo: «Domani (oggi per chi legge, ndr) lo impegneremo in aula ad adottare apposite misure». Una richiesta di un altro decreto ad hoc. Il testo del maxiemendamento su cui Berlusconi chiederà la fiducia arriverà in aula stamattina. Ma i 60 mila abbattimenti si confermano una scomoda carta d’identità con la quale la Campania si presenta regolarmente in Parlamento. Ci si provò già un anno fa, la cosa venne bocciata in finanziaria. Ma il terrore delle ruspe, il senatore Carlo Sarro, ha riproposto l’emen-damento di recente nel Milleproroghe. Si prevedeva la sospensione in Campania fino alla fine dell’anno delle demolizioni già disposte con sentenza penale. La cosa riguardava solo prime case e case occupate da soggetti privi di altra risorsa abitativa, ma si salvavano anche abusi in aree a vincolo. Lo scopo esplicito era di attendere la revisione dei piani paesistici e dei relativi. Il che alimenta ancor più le preoccupazioni di ambientalisti e di quanti ritengono che si tratti di un nuovo condono di fatto. Giulia Maria Crespi, presidente del Fai che sabato si riunisce a Napoli, ha chiamato in causa il presidente della Regione: «Non posso credere che Stefano Caldoro porti avanti questa operazione». Caldoro non commenta, ma pare che sia stato colpito soprattutto da quel «porta avanti». Cosa che lui ritiene di non aver mai fatto perché nulla del genere è mai uscito dalla sua amministrazione. Piuttosto, ha ricordato ieri ai suoi collaboratori, si è sempre trattato di opera dei parlamentari Pdl. Gli stessi che ieri, stretti intorno al coordinatore regionale Nicola Cosentino, hanno discusso molto di come salvare il salvabile. «Se la norma antiruspe restasse lì – diceva ancora nel pomeriggio il pd Ermete Realacci – sarebbe una profonda ferita, un altro colpo alla legalità». Il Wwf ne segnalava la incostituzionalità sia perché agisce su sentenze penali sia perché stabilisce un diverso trattamento fra cittadini campani e del resto d’Italia. Un clamore che non convince l’assessore regionale Marcello Taglialatela: «Mi stupirebbe la bocciatura. Tra l’altro, mi pare che Napolitano se la sia presa soprattutto con provvedimenti che delineavano una seconda finanziaria, ma qui di finanziario non c’è nulla. Siamo solo di fronte a prime case. E a un possibile paradosso: demolire oggi quello che fra breve potrebbe essere consentito dal nuovo piano casa regionale».

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