A Milano aliquota Irpef massima

Fonte: Il Sole 24 Ore

Maratona nella notte per portare al massimo l’aliquota Irpef di Milano. Il consiglio di Palazzo Marino modifica l’addizionale comunale all’imposta sul reddito: per tutti gli scaglioni sarà fissata, per la prima volta, allo 0,8 per cento. Non ci saranno più, quindi le fasce graduali da 0,67 a 0,8% previste dalla prima stesura del bilancio previsionale 2013, approvato alla giunta guidata da Giuliano Pisapia. Salirà, tuttavia, la soglia di esenzione, che passa da 15mila a 21mila euro, come forma di compensazione per i cittadini meno abbienti. Questo significa che a pagare sarà il 53% dei milanesi su un totale di 958mila contribuenti. Il gettito complessivo dell’addizionale comunale Irpef sarà di 179 milioni.

Oltre all’imposta sulle persone fisiche, il Comune di Milano ha già aumentato anche l’Imu “virtuale” (perché in realtà dovrebbe essere compensata dallo Stato), portandola dal 5,75 al 6 per mille. Dall’extragettito prodotto dall’aumento delle due aliquote, Irpef e Imu, Palazzo Marino ottiene un tesoretto di 26 milioni, utilizzati in parte per aumentare la soglia di esenzione dell’Irpef – da 15 a 21mila, appunto – e in parte (7 milioni) per alleggerire il costo del trasporto pubblico per anziani e fasce deboli.

Per Milano si tratta di un fatto simbolico, oltre che pratico: solo fino al 2010 l’addizionale Irpef era azzerata. Ma le cose sono cambiate negli ultimi due anni. A giocare un brutto scherzo ai milanesi sono stati più fattori: la consapevolezza del disavanzo del Comune (circa 500 milioni), emerso nel 2011 con l’arrivo di Pisapia; il progressivo taglio dei trasferimenti statali e il blocco all’utilizzo delle alienazioni patrimoniali per la parte corrente dei bilanci degli enti locali, imposto dalle norme nazionali (e ampiamente utilizzato per far quadrare i conti prima del 2011).

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