Viadotti fragili, tanti scandali e nessun colpevole: a che punto sono le inchieste

Fonte: La Repubblica

In Italia cadono i ponti. E, in Italia, non si riesce a capire perché cadono i ponti. È tutto qui il paradosso in cui pare sprofondare, sempre più spesso ormai, la rete stradale del nostro Paese.

Negli ultimi due anni abbiamo visto viadotti che precipitano, schiacciando tutto ciò che avevano sotto: strade, autostrade, automobilisti. Abbiamo visto un cavalcavia nuovo di zecca, costruito tra Agrigento e Palermo e costato 13 milioni di euro, sbriciolarsi dieci giorni dopo essere stato inaugurato. Abbiamo visto la Sicilia spezzarsi in due per colpa di una frana non contenuta. Non abbiamo visto invece qualcuno che paga, per questi crolli. Evocare il “cedimento strutturale”, paravento per tutto ciò che non si riesce o non si vuole spiegare, non è più credibile.

Le inchieste giudiziarie procedono a fatica. A volte basta mettersi a litigare sulla proprietà di un pilone pericolante, come stanno facendo Anas e Provincia di Lecco, per annacquare le colpe. Oppure tirarla per le lunghe destreggiandosi tra perizie e consulenze di parte come accade a Termini Imerese. Stabilire con ragionevole certezza le cause di un incidente è affare delicato, a maggior ragione quando i soggetti coinvolti hanno il peso di Anas e Autostrade per l’Italia: può essere materiale scadente, un progetto sbagliato, la piccola ditta subappalatrice che non lavora a regola d’arte. Lo Stato, però, non può accettare l’assenza di responsabilità. Soprattutto per rispetto verso chi è morto perché un giorno gli è piovuto addosso un ponte….

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