Via conferenza Cancun

Parte oggi a Cancun, in Messico, l’appuntamento clou del 2010 sul fronte della lotta contro i cambiamenti climatici: la sedicesima Conferenza delle parti (Cop) della Convenzione Onu sul clima e la sesta Conferenza dei paesi che aderiscono al Protocollo di Kyoto (Cmp). Il sipario sui lavori si apre alle 10 ora locale (17 ora italiana), ma ad avere i riflettori puntati sarà soprattutto la seconda settimana della tabella di marcia prevista.

Dal prossimo 7 dicembre, con la sessione di “alto livello”, si attende infatti la partecipazione dei ministri dell’Ambiente di 194 paesi, in vista dell’adozione finale di “decisioni e conclusioni” prevista per la mattina del 10 dicembre. Una serie di passi concreti e meccanismi di intervento, verso un futuro accordo globale. Rispetto al grande show dell’anno scorso alla Conferenza Onu sul clima di Copenaghen, con la presenza di oltre 120 capi di Stato e di governo, dal presidente Usa Barack Obama fino al premier cinese Wen Jiabao, Cancun ha il carattere di un incontro più tecnico. Ma ciò non toglie il suo peso a livello politico: l’obiettivo sarà infatti quello di mettere nero su bianco alcune decisioni, per consentire poi di concentrare gli sforzi della comunità internazionale su un nuovo accordo globale di riduzione delle emissioni dei gas serra, da incassare l’anno prossimo in Sudafrica.

Quindi la tabella di marcia non dovrà riaprire grandi questioni affrontate a Copenaghen e terreno di grande battaglia, come quella sul target di contenere il riscaldamento globale entro i due gradi, ma passare all’azione su alcuni fronti: il quadro di riferimento in materia di adattamento ai cambiamenti climatici; il meccanismo per la cooperazione tecnologica, per la condivisione del know how fra Nord e Sud del Pianeta; un aumento della capacità di gestire il fenomeno (capacity building) tramite le istituzioni; la riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado nei paesi in via di sviluppo.

Uno dei temi chiave per i negoziati sarà quello dei finanziamenti ai paesi poveri, a partire dal fondo “Fast start” dell’Ue del periodo 2010-2012. Su questo fronte, al fondo Ue mancano i fondi promessi dall’Italia. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha promesso di mantenere gli impegni economici presi, ma senza dare cifre.

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