Unioni di fatto, a Gubbio il sindaco Pd vota con il Pdl e cancella il registro

Fonte: Italia Oggi

Gubbio dice addio al registro comunale delle coppie di fatto introdotto circa dieci anni orsono, era il 2002. Cancellato dal consiglio comunale nella seduta del 24 gennaio con una decisione destinata a fare rumore nel resto di Italia e soprattutto nel Partito democratico. Sì, perché se la mozione che proponeva di abolire il registro delle unioni civili era stata avanzata da un consigliere di centro-destra, Rocco Girlanda, e come è ovvio votata dal Pdl, a sorpresa anche il sindaco eugubino, Diego Guerrini (area Pd) e alcuni consiglieri comunali del partito guidato da Pier Luigi Bersani hanno dato il loro sostegno all’iniziativa. Così, il registro è stato cancellato, come denuncia Lucio Panfili (Federazione della sinistra), già assessore della cultura e, dopo l’uscita dalla maggioranza, consigliere comunale. «L’abolizione del Registro, istituito dal Comune di Gubbio circa dieci anni orsono rappresenta, sia dal punto di vista politico che culturale, una pagina buia della storia di questa città», ha detto Panfili. «Il furore ideologico di Girlanda, già noto in città per avere in uno dei primi incontri promossi con la sua Associazione Benedetto XVI riabilitato la Santa Inquisizione, ha travolto il Sindaco Guerrini e la maggioranza che lo sostiene». Certo è che anche il Pd locale e nazionale è stato colto di sorpresa. Buona parte dei Democratici eugubini, infatti, si è schierata in favore del registro e contro il sindaco, mentre da Roma si sono fatti sentire i vertici del partito guidato da Bersani: «Meraviglia e lascia stupefatti la decisione del sindaco Guerrini e di alcuni consiglieri comunali di appoggiare una mozione del Pdl per l’abolizione del registro comunale delle unioni di fatto», ha dichiarato Ettore Martinelli, responsabile per i Diritti. «Mi auguro che il sindaco ci ripensi e voglio ribadire fin da ora l’impegno di tutto il partito a favore dell’uguaglianza dei diritti». Mentre Paola Concia, deputata del Pd, ha chiesto l’intervento di Rosy Bindi, presidente del partito e coordinatrice della commissione Diritti e laicità. Il caso non è chiuso, il registro sì.

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