Una manovra di 47 mld dei quali solo 3 subito

Fonte: Italia Oggi

Con i soldi degli altri non si scherza. E sono degli altri i soldi di coloro che acquistano i titoli di stato italiani, attendendo da questa loro decisione la remunerazione comparativamente più alta possibile, assieme alla certezza di vedersi restituire il prestito, alla sua scadenza. Costoro si comportano come le tartarughe, quando si avvicinano alla decisione di acquisto, e come le lepri quando, sorpresi da pericoli certi o anche solamente non immediatamente decifrabili, si allontanano. La Finanziaria di 47 mld di euro era la minima che si potesse fare. Purché la si facesse. Senonché, di questo taglio di oneri pubblici solo 3 miliardi sono di competenza dell’esercizio in corso e ben 44 saranno spalmati sui due esercizi successivi. Che cosa vuol dire questa decisione? Per capirlo, mettetevi nei panni di un investitore straniero. Questa decisione significa che il governo italiano formula dei propositi commendevoli ma poi, quando li deve tradurre in fatti, preferisce adottare i minori sacrifici possibili subito, impegnandosi di fare il grosso dello sforzo di risanamento fra due anni quando, anche Giacomo Leopardi lo scriveva, «di doman non c’è certezza». Se lo stato di salute della Grecia dipendesse dai suoi propositi (regolarmente smentiti dai successivi comportamenti) l’economia di Atene sarebbe più solida di quella di Berlino. Questi balletti fra partiti italiani che vogliono tagliare la spesa pubblica improduttiva, come sembra voler fare la Lega, e poi non sono disposti nemmeno a prendere in esame l’ipotesi di abolire la Province, dove infatti hanno già adeguatamente sistemato anche le loro falangi amministrative e politiche, la dice lunga sulla intangibilità della macchina pubblica italiana che arriva al punto che non si trova una maggioranza, non per abolire le Province esistenti, ma nemmeno per impegnarsi a non istituirne più delle nuove. E, del resto, nessuno, in Italia, vuol rimettere in discussione i due maestri elementari per ogni classe (decisi quando gli statali potevano andare in pensione con 15 anni, sei mesi e un giorno di servizio) quando questa ridondanza non esiste in nessun paese europeo. Questo andazzo però non è senza conseguenze. Il differenziale di rendimento richiesto dal mercato fra il Btp italiano e il Bund tedesco, che si è avvicinato ai 300 punti base, se dovesse confermarsi, su base annua porterebbe a un aggravio del debito pubblico di 15 miliardi di euro di maggiori interessi. Tagliare la spesa pubblica clientelare e parassitaria non è quindi un optional ma una necessità. Se non lo si fa, si è costretti a inasprire la pressione fiscale e a pagare un più alto interesse sul debito. Altro che rilancio. È il cilicio.

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