Un flop da rimediare

Fonte: Italia Oggi

Un vero e proprio flop per il piano casa a Napoli. L’elevato grado di sismicità del territorio comunale e la mancanza di linee guida regionali per l’applicazione della legge n. 19/2009 hanno sostanzialmente annullato l’impatto positivo che il nuovo strumento avrebbe dovuto avere sul settore edilizio. Di fatto sono davvero pochissime le istanze presentate dallo scorso mese di marzo allo sportello unico dell’edilizia del capoluogo campano e le imprese non hanno informazioni sicure sulle norme da applicare. Le principali misure previste dal piano casa regionale di cui i cittadini potrebbero avvalersi per riqualificare le proprie abitazioni consistono essenzialmente nell’ampliamento volumetrico fino al 20% e nella demolizione e successiva ricostruzione con bonus del 35%. Tuttavia dal comune partenopeo fanno notare come la mancanza delle linee guida che la giunta regionale avrebbe dovuto adottare per garantire la corretta applicazione della nuova normativa impedisca di avvalersi di queste nuove opportunità, di fatto costringendo i funzionari ad attenersi agli ordinari vincoli urbanistici. Da un altro punto di vista viene poi evidenziato come la già denunciata rigidità della legge n. 19/2009 sul piano dei vincoli antisismici abbia evidenti ricadute negative proprio su quei comuni, come quello di Napoli, che maggiormente hanno a che fare con questo problema per via delle caratteristiche del territorio. Bisogna poi evidenziare come la legge regionale avesse lasciato ai comuni 60 giorni di tempo per deliberare l’esclusione di aree o singoli edifici dall’ap-plicazione delle misure per il rilancio delle costruzioni. In caso di inerzia si sarebbero infatti applicati i limiti introdotti dalla medesima disciplina regionale, che non ammette interventi sugli edifici realizzati senza titolo abilitativo, collocati nei centri storici, in riserve naturali, parchi, aree di in edificabilità assoluta o dichiarate ad alta pericolosità idraulica o vulcanica. Il consiglio comunale partenopeo, dopo aver inutilmente provato a deliberare in materia nelle sedute dello scorso mese di febbraio, non è però riuscito a individuare soluzioni condivise. Di qui l’idea di chiedere alla regione di procedere, in occasione delle possibili modifiche alle quali dovrebbe essere sottoposta la legge n. 19/2009, a una sorta di riapertura dei termini, in modo da consentire ai comuni di meglio sfruttare l’opportunità di incidere in maniera mirata sul territorio.

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