Un altro taglio di 200 dirigenti tra il centro e gli uffici periferici

Fonte: Il Sole 24 Ore

L’agenzia delle Entrate si prepara a dire addio a oltre 200 posti da dirigente, riclassificandoli come «posizioni organizzative», e accelera il processo di fusione con il Territorio anche per coprire i buchi nell’organigramma aperti dalla sentenza della Corte costituzionale
Le nuove mosse nel delicato scacchiere del personale, approvate ieri, devono mettere insieme esigenze diverse: da un lato c’è da rispettare la spending review del decreto Monti (articolo 23-quinquies del Dl 95/12), che pone a regime obiettivi di riduzione dei costi con un taglio del 10% nelle spese per gli organici e tetto di un dirigente di seconda fascia ogni 40 dipendenti, e dall’altro occorre far reggere nel migliore dei modi alla struttura il colpo portato dalla sentenza costituzionale sui “dirigenti”.
Sul primo versante, le decisioni assunte ieri vanno anche oltre le soglie scritte nel decreto Monti, che imporrebbero di cancellare circa 170 posizioni dirigenziali (quasi 200 sono già state soppresse) e non oltre 200 come deciso ieri. I numeri, però, nascono da una revisione organizzativa complessiva, che parte dalla sforbiciata delle posizioni dirigenziali nelle aree specialistiche delle direzioni provinciali, sia di prima sia di seconda fascia. La stessa sorte, cioè la riclassificazione come «posizioni organizzative» delle vecchie caselle da dirigente, riguarderà gli uffici territoriali che si trovano fuori dai capoluoghi di Provincia, con una sola eccezione nell’hinterland di Torino.
Tutta la riorganizzazione deve tener conto del fatto che dopo la sentenza della Corte costituzionale più del 70% delle direzioni provinciali sono guidate da un dirigente a interim, con le ovvie tensioni che questo determina sulla struttura. La soluzione definitiva al problema arriverà dal concorso previsto dal decreto enti locali, che però non ha ovviamente tempi brevi. In prospettiva si punta quindi anche ad accelerare l’integrazione con l’agenzia del Territorio: un’integrazione che, sempre con l’obiettivo di tagliare i costi, dovrà esprimersi anche sul piano “immobiliare”, attraverso la creazione di sedi uniche.
La spinta all’integrazione dovrà comunque partire dal centro, con una riorganizzazione che dovrebbe cancellare la direzione centrale dedicata alla Pubblicità immobiliare e la redistribuzione delle sue attività fra la direzione Catasto e gli Affari legali: in questo quadro, le scelte organizzative devono anche tener conto dello stop alla riforma del Catasto, che portava con sé una dote annuale per il 2016 e 2017 su cui ora pende più di un’incertezza.

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