Tasse sugli immobili, stabili negli ultimi anni

Ieri sono state diffuse valutazioni sulla dinamica della tassazione degli immobili basate su un confronto tra il 2011 e il 2014, due anni caratterizzati da profonde differenze nella struttura dei tributi locali. Un confronto significativo dovrebbe prendere a riferimento periodi comparabili sotto il profilo della struttura dei tributi, ad esempio il 2012 e il 2014.

Nel 2011 il prelievo immobiliare, infatti, si basava essenzialmente sull’ICI, che rappresentava la principale fonte di entrata per i bilanci comunali. Alla fine del 2011, con effetti sul 2012, a seguito della profonda crisi finanziaria con rischio default per il Paese, l’Italia ha adottato importanti provvedimenti per mettere in sicurezza i conti pubblici. Il decreto ‘Salva-Italia’, infatti, ha introdotto l’Imu e ripristinato l’imposta sulla prima casa che negli anni precedenti era stata abolita (l’assenza di un’imposizione sugli immobili costituiva un ‘unicum’ nel confronto internazionale) e ha provveduto alla rivalutazione delle rendite catastali, ferme agli anni Novanta. Il decreto ‘Salva-Italia’ ha portato il prelievo sulla proprietà immobiliare in Italia all’1,5% del pil, in linea con quello dei paesi Ocse e al di sotto di altri importanti Paesi europei come il Regno Unito (3,4% del pil), Francia (2,6%).

Tra il 2012 e il 2014 il prelievo sugli immobili è rimasto sostanzialmente invariato, come riportato nel recente rapporto elaborato dal Dipartimento Finanze del Mef insieme all’Agenzia delle Entrate. Nel documento viene spiegato che il gettito complessivo Imu-Tasi 2014 (23,9 miliardi di euro) è rimasto pressoché analogo con quello dell’Imu 2012 (23,8 miliardi di euro). Nel 2014 è calato del 12,6% il gettito Tasi-Imu relativo all’abitazione principale (3,5 miliardi di euro), a fronte del gettito Imu 2012 che era risultato di circa 4 miliardi di euro. In media i proprietari di prima casa hanno pagato 204 euro nel 2014 contro i 227 euro nel 2012.

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