Tasi, comuni con poche opzioni

Fonte: Italia Oggi

Occhio alle ricadute della nuova Tasi, perché, al contrario dell’Imu, può limitare la capacità di manovra dei comuni, nel cui territorio si trova un numero percentualmente maggiore di prime abitazioni. E se l’introduzione del Trise indurrebbe i contribuenti a usare più cautela, rimandando, almeno in parte, gli interventi per la riqualificazione energetica servendosi degli incentivi (ecobonus), è difficile verificare la fondatezza del gettito previsto dalla dismissione di edifici pubblici. È quanto evidenziano i tecnici del Servizio di bilancio di palazzo Madama nella nota sulla legge di stabilità, resa nota ieri, in cui si segnala l’assenza di «elementi di quantificazione che siano idonei a comprovare l’effettiva adeguatezza delle risorse» per la riforma del catasto contenuta nel provvedimento, che ammontano a 270 milioni, spendibili in sei anni dal 2014 (si veda ItaliaOggi del 23 ottobre 2013). Allo stesso modo, non vengono ravvisati nella manovra «elementi informativi, relativamente alle caratteristiche rilevanti del programma di cessioni immobiliari, sufficienti a valutare la plausibilità della previsione di gettito, già a partire dal 2014». Stando al testo governativo si attende di ricavare dal piano straordinario di dismissione, introiti non inferiori a 500 milioni annui per il periodo 2014- 2016. Sul versante fiscale, però, gli esperti del Senato avvertono come gli effetti della rimodulazione di alcune imposte sugli immobili, nonché «le aspettative dei contribuenti rispetto alle modifiche stesse potrebbero indurli a rinviare l’intenzione di servirsi degli sgravi per l’efficienza energetica delle abitazioni, almeno fino a quando non sarà «possibile capire, con maggiore chiarezza, come cambiano le proprie disponibilità economiche in seguito alle modifiche legislative intervenute». Ecco, pertanto, la sollecitazione a valutare il quadro d’insieme, non a considerare le conseguenze delle singole agevolazioni, come l’ecobonus e gli incentivi per le ristrutturazioni. La tassazione sulla casa, poi, va approfondita in tutte le sue variabili, giacché l’invarianza di gettito ventilata dalla legge di stabilità tra Tasi (la tassa relativa ai servizi indivisibili) e Imu «non è priva di ricadute, sia con riferimento alle entrate dei singoli comuni, sia rispetto ai contribuenti». Il passaggio al nuovo sistema, infatti, sembrerebbe comprimere gli spazi di agibilità per quelle amministrazioni nel cui territorio si trova un numero percentualmente maggiore di prime abitazioni, rispetto agli altri, in particolare sul 2014. E non sono escluse conseguenze «in termini di maggiori oneri gestionali per gli enti locali». I tecnici, infine, reclamano anche un riscontro sull’affermazione, prevista dalla Relazione tecnica del provvedimento, che i comuni possono stabilire, in alternativa, che la base imponibile sia costituita dalla superficie determinata dalla Tari (imposta sui rifiuti che, insieme alla Tasi, dal 2014 confluirà in un unico tributo, il Trise) perché, sottolineano, essa «avrebbe riflessi sull’attendibilità della stima».

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