T.U. pubblico impiego: flessibilità e rinnovi contrattuali, i nodi verso l’approvazione

Al Consiglio dei ministri previsto per una data che ondeggia tra questa e la prossima settimana, giungeranno, oltre al decreto sul riordino delle partecipate, anche gli altri due provvedimenti bloccati provvisoriamente dalla Consulta, ovverosia il decreto sul licenziamento lampo degli assenteisti e il testo sulla riforma della dirigenza delle ASL. E non soltanto. Infatti, dopo l’incontro avvenuto ieri con i sindacati, grande attesa si addensa sul Testo Unico del pubblico impiego, il testo che determinerà le nuove regole sulle assunzioni, il piano straordinario per i precari storici, i meccanismi di valutazione che dovrebbero dare maggiore spazio alla meritocrazia e ai giudizi dei cittadini oltre alle sanzioni e le novità in materia di visita fiscale.

Rinnovo contratti PA

Il provvedimento fungerà da trampolino per addivenire al rinnovo dei contratti del comparto PA. Per far ripartire l’ingranaggio contrattuale bloccato da ormai sette anni – da riavviare come imposto ormai 19 mesi fa dalla sentenza 178/2015 della Corte Costituzionale – sindacati e Governo hanno convenuto sulla necessità di smontare le griglie rigide scritte nel 2009 (ma mai attuate) dalla riforma Brunetta, che imponeva di concentrare sulla produttività la “quota prevalente” del salario accessorio e di azzerare i premi per un quarto del personale.

Telelavoro e formule flessibili

Tra i temi collocati al centro del nuovo Testo Unico del pubblico impiego affiorano telelavoro e altre formule flessibili per venire incontro ai dipendenti genitori con l’obiettivo di conciliare i tempi di vita e lavoro dei dipendenti pubblici stessi. La compagine governativa sta lavorando a una direttiva ad hoc per dare attuazione a quanto previsto dalla Riforma Madia, laddove si prevede che almeno il 10% dei dipendenti pubblici, qualora lo richiedano, entro il 2018, possa avvalersi di nuove modalità spazio-temporali di lavoro. Nella medesima direzione veleggiano le convenzioni con gli asili nido e le misure per agevolare il ricorso al part-time. La delega Madia prevede, infatti, che le amministrazioni stringano accordi con nidi e scuole dell’infanzia, sempre nei limiti delle risorse disponibili.

Per alcune riflessioni propositive in materia di riforma del pubblico impiego consulta l’analisi odierna del nostro esperto Luigi Oliveri intitolata La riforma della PA che vorremmo vedere.

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