Sul patto di stabilità degli enti locali molte promesse non mantenute

Fonte: Italia Oggi

Nessuna riforma organica, ad eccezione dell’assoggettamento di società, aziende speciali e istituzioni. Nessuna golden rule selettiva. Nessuna deroga ad hoc per i piccoli comuni. Sono molte le promesse sul Patto di stabilità interno che non sono state mantenute dal governo nella prima stesura della legge di stabilità 2014.
Nel testo licenziato dal consiglio dei ministri di martedì scorso, le uniche buone notizie arrivano dalla previsione di un bonus da 1 miliardo destinato agli investimenti e di un’ulteriore dote da 500 milioni per accelerare il pagamento dei debiti pregressi. Ma chi si attendeva un deciso cambio di rotta è rimasto deluso.
Vediamo nel dettaglio le principali novità.

Enti locali. Per ora, il Patto pare destinato a restare ancorato alla regola della competenza mista, senza esclusioni generalizzate né per i comuni con meno di 5000 abitanti né per le spese di parte capitale. Respinte al mittente, quindi, le richieste dell’Anci (spalleggiata anche da diverse associazioni imprenditoriali, in primis l’Ance), di restringere nuovamente la platea degli enti soggetti a quelli medio-grandi e di introdurre una golden rule che comporti equilibrio di parte corrente e limite all’indebitamento, in modo da consentire una equilibrata politica di investimenti.
L’unica apertura in tal senso riguarda lo stanziamento di un «fondo» da 1 miliardo per consentire maggiori pagamenti da parte di province e comuni.
La deroga, al momento, è prevista per il solo anno 2014, ma non è escluso che venga estesa almeno per i due anni successivi. Sarà il Mef a distribuire i bonus entro il 28 febbraio, sulla base delle richieste inviate dagli enti entro il 15 febbraio. Contrariamente alle attese, non è prevista alcuna priorità a favore di specifiche voci di spesa (nelle scorse settimane si era parlato dell’edilizia scolastica). I beneficiari, a pena di decadenza dal beneficio, dovranno effettuare pagamenti almeno per il 90% della quota loro assegnata.
Altri 500 milioni (da condividere con le regioni) sono destinati a sbloccare i pagamenti per i debiti certi, liquidi ed esigibili al 31/12/2013. Anche in tal caso, la misura vale solo per il 2014, gli enti dovranno fare domanda entro metà febbraio ed il riparto sarà effettuato dal Mef entro la fine dello stesso mese.
Confermata la sanzione pecuniaria (2 mesi di stipendio) per i responsabili dei servizi che pagheranno meno del 90% di quanto ricevuto. Confermata anche la pletora di «Patti di solidarietà», con anticipazione di quasi tutte le scadenze: in particolare, gli incentivi del Patto regionale verticale (sia incentivato che non incentivato) dovranno essere distribuiti entro il 15 marzo, mentre la dead-line per il Patto orizzontale nazionale si collocherà al 15 giugno. Rimane in autunno il Patto regionale orizzontale, mentre slitta nuovamente, questa volta al 2015, il Patto cd integrato. Prevista, infine, la revisione dei coefficienti e della base di calcolo degli obiettivi (che dal prossimo anno sarà la spesa corrente media impegnata nel triennio 2009-2011, anziché 2007-2009 come attualmente previsto), nonché la completa «digitalizzazione» delle procedure di certificazione. 

Partecipate. Come anticipato da questo giornale (si veda Italia Oggi del 2/8/2013), la legge di stabilità sancirà l’inclusione nel Patto anche a società non quotate, aziende speciali e istituzioni che presentino congiuntamente i seguenti requisiti:
a) partecipazione pubblica di maggioranza o possibilità di nominare più del 50% degli organi di governo o di vigilanza;
b) titolarità di servizi in affidamento diretto da parte di soggetti pubblici per una quota superiore all’80% del valore della produzione.
L’estensione, però, scatterà solo nel 2015 e comporterà il conseguimento di un saldo economico (Margine operativo lordo o saldo finanziario) non negativo. Chi partirà già fuori linea dovrà definire un piano di rientro. I soggetti inadempienti, nell’anno successivo, dovranno contenere i costi operativi entro la media dell’ultimo triennio, non potranno assumere personale e dovranno tagliare del 30% l compensi degli amministratori (che in caso di reiterata violazione potranno anche essere revocati). Ma le sanzioni colpiranno anche gli enti locali di riferimento, che vedranno appesantirsi il proprio target di una quota dello sforamento proporzionale alla partecipazione detenuta.

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