Sui voucher tecnologici la Lombardia fa da apripista

Fonte: Il Sole 24 Ore

Gli innovation voucher? In Lombardia sono una realtà da sette anni e recentemente hanno seguito la stessa pista anche Calabria, Puglia e Piemonte. La misura, prevista dal maxiemendamento alla legge di stabilità e che scatterà dal gennaio 2011, mette a disposizione una somma di 100 milioni a favore delle Pmi che affideranno ricerca e innovazione a università o centri di ricerca. Ma già nel 2003, con l’azione promossa da Finlombarda e prevista con il Piano Minerva, la regione Lombardia aveva stanziato 1,5 milioni per incentivare start up o spin off e per promuovere le tecnologie innovative nel tessuto produttivo locale sull’esempio di alcune best practice internazionali. L’anno successivo, con “Misura Intec Voucher” altri 2 milioni di euro sotto forma di “buoni tecnologici” vengono lanciati (e alla fine ne verranno utilizzati 400) per favorire assegni di ricerca, assistenza brevettuale, supporto alla due diligence tecnologica (assistenza da parte di università o centri di ricerca per la valutazione del livello di innovatività e di competitività delle tecnologie proposte in un progetto imprenditoriale) e supporto alla business evaluation (valutazione sotto il profilo economico-finanziario dei progetti d’innovazione o di trasferimento tecnologico). Un’ulteriore implementazione scatta nel 2006 con Ingenio, che attiva 30 milioni di euro e che consente agli imprenditori di usufruire di un pacchetto molto flessibile e personalizzato di servizi, mentre nel 2009 con la “Dote ricerca applicata” è stato intensificato il partenariato tra università e imprese, con un impegno finanziario regionale di 1,1 milioni di euro, che quest’anno, considerando anche la “Dote ricercatori”, salirà oltre i 58 milioni. Sempre nel 2010, poi, nell’ambito dell’accordo di programma quadro tra Regione Lombardia e sistema camerale lombardo sono stati varati voucher per 3 milioni di euro indirizzati a favorire processi di innovazione tecnologica delle micro imprese e delle Pmi. «Non a caso i voucher – spiega Marco Nicolai, direttore generale di Finlombarda – sono nati in Lombardia, dove l’attenzione alla sussidiarietà è alta: si sono cercate modalità di supporto dove fosse protagonista l’impresa e non l’operatore pubblico o privato». Con il sistema dei “buoni”, «l’incentivo è spostato dall’offerta alla domanda – aggiunge Nicolai -, eliminando o riducendo l’autoreferenzialità degli erogatori di servizi, che talvolta strutturano la propria proposta in funzione dei propri costi e della propria organizzazione e non della reale esigenza e domanda dei potenziali beneficiari». Un altro vantaggio, secondo Nicolai, è che il sistema di voucher sana l’asimmetria informativa di mercato: i fruitori spesso non sanno quali siano i potenziali fornitori di un servizio in grado di rispondere alle loro esigenze. «Abbiamo dovuto predisporre un sistema di accreditamento che misuri capabilities, potenzialità di erogare adeguatamente i servizi e performance nel tempo, consentendo ai beneficiari del servizio di poter scegliere e di premiare i soggetti più qualificati». Infine, in tema di semplificazione, «il voucher – conclude il direttore generale di Finlombarda – è tendenzialmente automatico, di importo contenuto, ma veloce da ottenere e snello da spendere. Affinchè sia fruibile, non può essere attivato a bando, ma a sportello. La continuità nel tempo e la fruibilità immediata permettono di adattare il sussidio ai tempi dell’impresa e non i tempi dell’impresa ai cicli della burocrazia pubblica».

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