Stretta sui limiti degli scarichi

Fonte: Il Sole 24Ore

A febbraio 2012 molte aziende marchigiane rischiano di trovarsi fuorilegge con i propri scarichi e, nella migliore delle ipotesi, di dover sborsare ingenti somme di denaro per adeguare i propri depuratori o costruirne di nuovi. Tutto ciò in seguito al nuovo Piano di tutela delle acque (Pta) che la Regione Marche ha approvato, con delibera amministrativa 145 dell’Assemblea legislativa, del 26 gennaio 2010, modificata con deliberazione della Giunta regionale 1849 del 23 dicembre 2010. L’articolo 80 ne prevede l’entrata in vigore il 25 febbraio 2012. Le nuove regole per lo scarico delle acque reflue industriali in pubblica fognatura prevedono limiti più restrittivi, l’impossibilità di deroghe e il trattamento delle acque di prima pioggia che possono apportare, oltre a sostanze inquinanti, anche sostanze o materiali parzialmente o totalmente polverulenti. Da dati Multiservizi Spa ? che fornisce i servizi di gestione delle acque reflue nella provincia di Ancona ? le aziende che nel periodo 2007-2010 hanno ricevuto le autorizzazioni allo scarico sono 764 di cui 49 con i parametri in deroga, il 6,4% del totale, che si troveranno maggiormente in difficoltà con i limiti imposti dal nuovo Pta. Attualmente la norma nazionale in materia di scarichi di acque reflue (Dlgs 152 del 3 aprile 2006) fa sì che tutti gli scarichi industriali, domestici e assimilati, debbano essere autorizzati da Province e Comuni, rispettivamente per gli scarichi in acque superficiali e per gli scarichi nella pubblica fognatura. Dove esistono i servizi di gestione delle acque reflue (Multiservizi Spa per la provincia di Ancona) i Comuni delegano questa funzione a detti servizi. I limiti dei parametri inquinanti indicati dalla legge nazionale sono particolarmente restrittivi quando gli scarichi avvengono in acque superficiali, mentre sono più abbordabili quando sono riferiti agli scarichi in pubblica fognatura. Nei Comuni e presso i servizi di gestione di fognatura e depurazione sono in vigore deroghe a detti limiti, coordinate dagli Aato (Autorità d’ambito territoriale ottimale), che consentono alle imprese di non provvedere alla depurazione dei propri reflui, dietro pagamento di una tariffa maggiorata calcolata caso per caso. Per gli scarichi in pubblica fognatura la situazione risulta totalmente modificata dal nuovo Pta che, all’articolo 30, fissa i criteri con i quali le acque reflue potranno continuare a essere scaricate nella fognatura pubblica. Nella tabella può essere rilevata la forte differenza fra i limiti previsti per la fognatura, le acque superficiali e i valori in deroga. «Con la nuova situazione ? afferma Costantino Ricci di Igienstudio, azienda di Jesi che si occupa di tutela dell’ambiente, sicurezza nei luoghi di lavoro e di igiene degli alimenti ? le aziende che hanno finora usufruito di deroghe dovranno rimettere in funzione il proprio depuratore, se non lo hanno smantellato». Le industrie con i depuratori funzionanti dovranno potenziarli oppure costruirli ex-novo, se non sono in grado di raggiungere il livello di depurazione richiesto dal Pta. «Per le aziende ? continua Ricci ? aumenteranno i costi di investimento, le incombenze dovute alla gestione dei depuratori, i rischi connessi alle difficoltà di rispettare i limiti con la possibilità di essere sottoposte ai pesanti procedimenti sanzionatori previsti. La prospettiva che si va delineando con il nuovo Pta è che a pagare dovranno essere solo e sempre le imprese». Confindustria Marche ha seguito con attenzione l’approvazione del Piano e «pur apprezzando il lavoro e i miglioramenti apportati a seguito di un confronto tecnico intenso ? fa sapere l’associazione ? ha sempre sostenuto che l’impostazione del provvedimento è estremamente gravosa per il sistema industriale oltre che non corretta in quanto trasferisce sulle aziende compiti ed obiettivi che a esse non spettano». Il presidente di Confidustria Marche, Paolo Andreani, in uno incontro con l’assessore regionale all’ambiente, Sandro Donati, ha messo, al centro dei molteplici temi trattati, il Piano auspicando che il confronto potesse proseguire. «Ci siamo attivati ? precisano da Confindustria Marche ? per riaprire il confronto con i tecnici regionali competenti proprio per proseguire nell’opera di chiarimento, di completamento e di razionalizzazione della portata del Piano di tutela che, in quanto molto ampio e complesso, a volte anche complicato, necessita di ulteriori modifiche e atti di attuazione regionali. La scadenza di inizio 2012 è una scadenza importante ed è necessario lavorare al fine di evitare ripercussioni disastrose per le aziende».

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