Stop a bolli e timbri: le semplificazioni passano per la rete

Fonte: Il Sole 24 Ore

Se mai c’era bisogno di una conferma, questa arriva dai diretti interessati: il sogno di una burocrazia più snella passa attraverso le nuove tecnologie. È ciò che professionisti e imprese chiedono alla pubblica amministrazione: di puntare molto di più sull’e-government, di abbandonare carta, timbri e bolli per abbracciare in modo più convinto la comunicazione online, veloce e anche sicura. Basta pensare alla Pec, la posta elettronica certificata.
Sono i primi risultati della consultazione online lanciata dal ministero della Pubblica amministrazione a novembre 2009, quando a Palazzo Vidoni sedeva Renato Brunetta, ma che in questo ultimo mese – da quando si è ripreso a parlare con insistenza di semplificazioni, dibattito poi sfociato nel decreto legge 5, ora all’esame della Camera – ha avuto un’impennata di contatti. Dal momento del debutto a oggi, infatti, hanno risposto all’appello 1.086 persone, 541 delle quali si sono fatte avanti a partire dal 23 gennaio scorso, nei giorni in cui il tema caldo era quello della deregulation (il decreto è stato approvato il 28 gennaio), e tuttora continuano a inviare i loro suggerimenti su come deve funzionare un sistema amministrativo meno ingombrante. Il numero di risposte dimostra la volontà dei cittadini di partecipare al tema delle riforme. Altrettanto sta accadendo in questi giorni con la consultazione sulla rete lanciata dal Sole 24 Ore riguardo alla semplificazione fiscale, che ha registrato più di 1.500 contatti.
Il 19% delle segnalazioni arrivate al ministero provengono dal mondo delle professioni e delle imprese, ovvero dal versante maggiormente interessato dall’operazione di snellimento annunciata dal precedente Governo Berlusconi e che l’Esecutivo Monti sta proseguendo. L’obiettivo è di arrivare a tagliare il 23% degli oneri amministrativi, che si tradurrà non solo in minore fatica nei rapporti con gli uffici pubblici, ma soprattutto in un risparmio vero e proprio. I 4,5 milioni di piccole e medie imprese, infatti, spendono ogni anno più di 23 miliardi di euro per rispettare gli adempimenti imposti dalla pubblica amministrazione. Se il 23% di quegli obblighi viene meno, per le Pmi significa risparmiare quasi 6 miliardi. Obiettivo già raggiunto e superato attraverso gli interventi del precedente Governo e il recente decreto legge. Il risparmio conseguito è di oltre 8 milioni.
Il lavoro, però, è ben al di là dall’essere completo. Ed ecco perché i suggerimenti arrivati con la consultazione online “Burocrazia, diamoci un taglio!” si riveleranno preziosi, perché daranno al Governo la possibilità di calibrare le prossime misure di semplificazione sulle esigenze di cittadini, professionisti e imprenditori.
Non c’è solo il maggior utilizzo di internet fra i consigli arrivati via web. Al secondo posto si trova l’eliminazione di un’incombenza che da tempo non dovrebbe più esistere, perché ci sono norme in tal senso, ovvero l’abitudine degli uffici pubblici di chiedere documenti o informazioni che già possiedono. Versante su cui, comunque, l’ultimo decreto è intervenuto. Professionisti e imprese chiedono anche che nel disbrigo di una pratica sia più facile individuare il referente a cui rivolgersi, perché spesso le amministrazioni da contattare sono più di una, con conseguente allungamento dei tempi di attesa.

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