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Accorpamenti coatti I comuni dicono no
Biodiversità istituzionale, valore da difendere

L’Assemblea Asmel invoca il superamento della norma che impone l’accorpamento coatto ai comuni al di sotto di 5.000 abitanti (3.000 se rientranti nelle comunità montane). In pratica, la norma li obbliga alla gestione in forma associata con i comuni vicini di tutte le attività e tutte le funzioni di loro competenza per raggiungere una soglia minima di popolazione assistita di almeno 10 mila abitanti. Per Asmel, la norma è incostituzionale e impraticabile. Essa prevede infatti l’azzeramento della potestà comunale di gestire in autonomia tutte le funzioni più importanti dell’ente. Si tratta di un diritto fondamentale delle comunità locali, costituzionalmente garantito. Non a caso è necessario un referendum popolare se viene proposta la fusione tra due o più comuni. Mentre per le forme di cooperazione sovraccomunale (le unioni o convenzioni imposte ai comuni minori), il Testo unico sugli enti locali prescrive la volontarietà e richiede che si esprimano i consigli comunali. Per Asmel cozza contro il comune buon senso, oltre che con la Costituzione, una norma che imponga ai consigli il testo della delibera da adottare. Riguardo alle esigenze di contenimento della spesa pubblica, basta notare che la spesa media dei comuni italiani è stata, fonte Istat, nel 2011 pari ad euro 910 per abitante. I comuni sotto i 5.000 abitanti risultano virtuosi con i loro 852 euro grazie al volontariato degli amministratori ed all’abnegazione dei dipendenti. Per Asmel, la norma è stata concepita dai soliti mandarini romani che nulla conoscono del resto del territorio e considerando i comuni alla stregua di fi liali delle prefetture.È come costringere i produttori di vino ad accorparsi con i vicini se mettono sul mercato meno di 5.000 bottiglie. Si otterrà un vino peggiore a prezzo più caro. La biodiversità è un valore da difendere, non un problema. Al convegno è intervenuto, tra gli altri, il professore Giuseppe Abbamonte, presidente degli amministrativisti italiani, che ha assicurato il proprio sostegno ai piccoli comuni nell’azione «incidentale» per l’affermazione presso la Consulta dell’incostituzionalità della normativa sulle gestioni associate obbligatorie dei piccoli comuni.


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