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L’impasse blocca anche i Comuni
Effetto domino. Le conseguenze dell’obbligo di riservare gli spazi assunzionali agli ex provinciali

I Comuni e le Regioni possono effettuare pochissime assunzioni a tempo indeterminato nel 2015; ciò sta determinando problemi assai pesanti in numerosi municipi di piccola e media dimensione dove si sono avute cessazioni di personale che occupava posizioni strategiche (quali ad esempio i responsabili dei settori finanziari, dei lavori pubblici, dei servizi sociali) e che non possono rimpiazzarli se non a tempo determinato. 
Le assunzioni del 2015 e del 2016 sono dalla legge di stabilità 2015 riservate al personale degli enti di area vasta collocati in sovrannumero. Ma sono pochissime le realtà in cui queste dichiarazioni sono state rese. 
Lo schema di Dpcm sui criteri dei trasferimenti che doveva essere approvato entro la scorsa primavera è stato adottato nei giorni scorsi dal Governo. 
Ma ciononostante ci vuole del tempo alle Province delle regioni che legifereranno (forse, visto che la norma statale solleva dubbi di legittimità costituzionale) nelle prossime settimane, per individuare il personale in eccedenza. 
E dal momento in cui il Dpcm sui trasferimenti sarà pubblicato in «Gazzetta Ufficiale» ci vogliono almeno quattro mesi perché il personale in sovrannumero degli enti di area vasta possa essere effettivamente trasferito ai Comuni oppure alle Regioni.
Con il Dl 78/2015 le assunzioni a tempo indeterminato di vigili urbani sono bloccate in attesa della messa in disponibilità di quelli provinciali.
È in discussione che si possano effettuare assunzioni in mobilità, anche di personale delle Province. Per la Funzione Pubblica e gli Affari Regionali (circolare n. 1/2015) le mobilità volontarie possono essere effettuate, fino a che non sarà stata attivata l’apposita piattaforma telematica, purché riservate al personale degli enti di area vasta. 
Ma la successiva deliberazione n. 19/2015 della sezione Autonomie della Corte dei Conti ha limitato questa possibilità solamente al personale degli enti di area vasta collocato in esubero. Il che produce, in pratica, l’effetto che questo strumento può essere utilizzato in misura molto limitata.
Lo strumento di maggiore rilievo che rimane ai Comuni è l’utilizzazione per assunzioni con procedure ordinarie dei risparmi derivanti dalle cessazioni degli anni dal 2011 al 2014 che non sono stati già spesi per finanziare nuove assunzioni. 
Questa possibilità si può considerare acquisita sulla base delle indicazioni del Dl 78/2015 e del parere della sezione Autonomie della Corte dei Conti n. 26/2015, ma produce effetti solamente per un numero ridotto di amministrazioni locali.
I Comuni possono inoltre dare corso ad assunzioni di personale in possesso di specifici titoli abilitanti da destinare ai servizi educativi e scolastici, per profili non esistenti tra quelli degli enti di area vasta. Questa possibilità si può, sulla base del parere della sezione autonomie della Corte dei Conti n. 19/2015, estendere a tutti i profili che non esistono negli enti di area vasta.
Le ultime possibilità di assunzione che restano ai Comuni e alle Regioni sono le seguenti due. 
In primo luogo, l’assunzione di personale appartenente alle categorie protette per coprire le quote minime obbligatorie. 
E infine, possibilità ammessa implicitamente dal parere n. 26/2015 della sezione autonomie della Corte dei Conti, di trasformazione a tempo pieno del personale assunto su posti in part time. Cioè, tutto sommato, assunzioni in misura assai ridotta.


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