Sette mozioni contro le «pensioni d’oro»

Fonte: Il Sole 24 Ore

La legge di stabilità in vigore da 9 giorni ha reintrodotto un prelievo di solidarietà sugli assegni pensionistici più elevati (6% per la parte eccedente i 90mila euro lordi annui; 12% oltre i 128mila; 18% oltre i 193mila) più un divieto di cumulo tra pensione e stipendio da incarico pubblico sopra i 300mila euro lordi l’anno. Ma evidentemente non basta. Perché oggi l’Aula di Montecitorio torna ad occuparsi del tema “pensioni d’oro” con la discussione di ben sette mozioni che, con approcci diversi, puntano nella sostanza a tagliare i “privilegi”.

Il tipo d’impegno chiesto al Governo dai proponenti non varia moltissimo se si passa dalle formazioni che sostengono l’attuale maggioranza (Pd, Ncd e Scelta civica) a quelle delle opposizioni (M5S, Lega, Fratelli d’Italia e Sel). Anche se tutte le mozioni non trascurano un rimando alla recente sentenza della Corte costituzionale (223 del giugno 2012) che bocciando l’ultimo «contributo di perequazione» tentato ha imposto allo Stato la restituzione di 84 milioni. Unica assente nel ventaglio di proposte è Forza Italia.

A proporre l’introduzione di un “tetto” massimo ai trattamenti pensionistici sono M5S e Fratelli d’Italia, la quale ultima propone anche il ricalcolo con il sistema contributivo della parte eccedente dieci volte il trattamento minimo Inps di 495 euro mensili.

I Cinquestelle, in particolare, chiedono, per un triennio, l’applicazione di un «contributo solidale suppletivo» sui redditi da pensione lordi, per finanziare un incremento di 500 euro l’anno destinato ai pensionati al “minimo”. Sia un tetto ai vitalizi calcolati con metodo retributivo (5mila euro netti mensili) sia un tetto (8mila euro mensili) alla possibilità di cumulo tra più pensioni erogate con metodo retributivo è invece ciò che propone la Lega, mentre Sel chiede «ulteriori aliquote impositive progressive» per tutti i redditi over 75mila euro/anno, compresi quelli che derivino da “pensioni d’oro”. Una linea non lontana da quella di Scelta civica, che punta a sperimentare una “trattenuta alla fonte”, basata su aliquote progressive a scaglioni, sul differenziale tra la pensione liquidata e quella teoricamente percepita se fosse stata valorizzata con il contributivo, per tutti gli assegni oltre i 60mila euro l’anno. Infine il Pd, che propone la creazione di “fondi” previdenziali, alimentati con contributi crescenti all’aumentare dei trattamenti, da applicare a quelli superiori a 12 volte il minimo Inps, mentre Ncd chiede di agire più ad ampio raggio, sul metodo di calcolo oppure sull’età di accesso alla pensione, per completare la riforma Fornero conciliando sostenibilità finanziaria e sostenibilità sociale.

Esponenti dei partiti di maggioranza ieri hanno incontrato il ministro Enrico Giovannini per definire un possibile accorpamento dei testi anche nella prospettiva di una correzione delle misure già contenute nella stabilità e sulla cui attuazione si aprirà ora un monitoraggio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *