Salvagente per Firenze, Roma e Napoli

Fonte: Il Sole 24 Ore

Conferma dell’accordo quadro siglato nella conferenza Stato-Città del 31 marzo, una settimana di tempo per trovare i correttivi con cui alleggerire la cura alle Città metropolitane di Firenze, Roma e Napoli e, soprattutto, archiviazione delle polemiche di questi giorni.

Sono i tre risultati dell’incontro che ieri di prima mattina ha visto di fronte a Palazzo Chigi il premier Matteo Renzi e gli amministratori locali. Il faccia a faccia, soprattutto all’inizio, è stato caratterizzato da toni piuttosto «franchi», ma ha rappresentato l’occasione per fare un po’ di ordine nel polverone delle polemiche che si è sollevato nei giorni scorsi. Primo: il Def, che il consiglio dei ministri approverà oggi insieme al programma nazionale di riforma, non c’entra nulla (come spiegato sul Sole 24 Ore di ieri), perché il tema caldo è quello degli effetti dell’ultima legge di stabilità sui bilanci di quest’anno: «Il Def non produce elementi di novità per i Comuni e sono sorpreso delle polemiche dei giorni scorsi – ha sostenuto Renzi nel pomeriggio parlando a Malta -; le parole di oggi di Fassino sono state chiare». «Abbiamo superato le incomprensioni – aveva spiegato in mattinata il presidente dell’Anci – e ora ciascuno dei punti oggetto di chiarimento deve trovare una soluzione operativa».

Qui inizia la parte più complicata. Entro mercoledì, data del prossimo incontro fra sindaci e Governo, bisognerà trovare il modo di confermare il contributo complessivo chiesto dalla manovra alle Città metropolitane, dando però ossigeno a Firenze, Roma e Napoli che nelle tabelle diffuse nei giorni scorsi incontrano i numeri più duri. La somma totale non è più in discussione, anche perché rispetto alle ipotesi iniziali che chiedevano circa 350 milioni ai nuovi enti “eredi” delle Province nei grandi centri, la versione definitiva ha alleggerito il carico fino a quota 256 milioni. A saldi invariati, però, cambiare i criteri di distribuzione è complicato, perché ogni euro tolto a una città si scaricherebbe sulle altre, e già nei giorni scorsi ci sono state scintille in particolare tra Bologna e Firenze.

Il lavoro dei tecnici, allora, si concentrerà anche su altre voci. Ieri è tornata sul tavolo l’idea di una tassa (da un euro o due a passeggero) sui biglietti di aerei e navi: questa tassa per le Città metropolitane è prevista dai decreti sul federalismo approvati nel 2011 (articolo 24 del Dlgs 68/2011, sul «sistema di finanziamento delle Città metropolitane»), ma non è mai stata attuata. Secondo il presidente Anci Fassino «sarebbe un piccolo contributo sul biglietto aereo, ma moltiplicato per tutto il traffico di Fiumicino risolverebbe molti problemi». Una nuova tassa sembra al momento piuttosto improbabile perché, anche se “mini”, sarebbe materia politicamente delicatissima per il Governo, soprattutto alla vigilia delle amministrative in programma il 31 maggio in sette Regioni e oltre mille Comuni.

Tra gli altri strumenti sul tavolo c’è l’avvio di un programma ad ampio raggio di rinegoziazione dei mutui, per alleggerire i tassi aggiornandoli ai livelli di mercato attuali, e la possibilità di utilizzare in via eccezionale i proventi dalle dismissioni per finanziare la spesa corrente. 
La scelta sugli strumenti è prevista per settimana prossima, ma per tradurne in pratica alcuni serviranno correttivi alle norme. Sul punto torna in campo il decreto enti locali, indispensabile anche per attuare la riforma del Patto di stabilità e delle sanzioni per chi lo ha sforato nel 2014 secondo le regole scritte in un’altra intesa, raggiunta da Governo ed enti locali a metà febbraio ma ancora da applicare. In questo contesto, i sindaci ribadiscono la richiesta di una replica del fondo Tasi da 625 milioni, quello che l’anno scorso è stato distribuito a 1.800 Comuni per quadrare i conti dove le aliquote dell’Imu erano già arrivate al massimo ed è servito a finanziare una parte delle detrazioni per l’abitazione principale. Anche sui 625 milion i il governo intende aprire un tavolo tecnico per capire quale sia la cifra minima realmente necessaria per salvaguardare bilanci locali e detrazioni per i cittadini. 

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