Rinnovo contratti Pubblico Impiego: dopo 7 anni via al disgelo

Rinnovo contratti del pubblico impiego: dopo 7 anni di cristallizzazione della situazione, si riparte. Gli elementi cardine ruotano attorno a due temi: ritocchi contrattuali “inversamente proporzionali” ai livelli di reddito e rafforzamento (in prospettiva) della contrattazione decentrata. Saranno proprio questi i principi guida che fungeranno da linea guida nella redazione dell’atto di indirizzo che si sta implementando presso la Funzione pubblica in vista del riavvio delle trattative sul Pubblico Impiego. Il tema sarà al centro dell’incontro che si tiene oggi fra la ministra per la Pubblica Amministrazione Madia e i sindacati, in un confronto che verterà sulle tematiche del rinnovo dei contratti e della riforma della PA con specifico riferimento ai cambiamenti che investiranno il Pubblico Impiego.

A livello di scansione temporale il Governo  sfrutterà presumibilmente tutti i 18 mesi previsti dalla delega per affrontare il tema, ripartendo la riforma delle regole sul personale  in una suddivisione diversa rispetto a quella dei dirigenti (che deve invece essere presentata prima della pausa estiva). Nel calendario che si sta formando il testo dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri nei primi di agosto.
Il ministro Madia ha convocato per oggi ben 13 confederazioni sindacali, le più rappresentative, per parlare del nuovo contratto (che riguarda una platea di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici) e delle risorse a disposizione. Inoltre, all’ordine del giorno ci sono anche le nuove regole previste dal Testo unico sul pubblico impiego che dovrebbe arrivare dopo l’estate.

Quello di oggi si configura come un incontro preliminare, una consultazione su “questioni connesse al lavoro pubblico” al fine di comprendere gli umori dei sindacati e capire come possono configurarsi i margini di manovra a cominciare dal problema principe, quello concernente le risorse (a soli 300 milioni di euro ammonta il fondo previsto dall’ultima legge di Stabilità). Fondi sulla cui distribuzione il ministro ha più volte ribadito di voler adottare un meccanismo di gradualità, dando la priorità ai redditi più bassi ed escludendo i redditi più alti (sopra i 200mila euro). Un approccio che vede contrari i rappresentanti dei lavoratori, poco propensi a restringere la platea dei dipendenti interessati al rinnovo.

Consulta anche il Contratto collettivo quadro 13/7/2016 concernente la definizione dei comparti di contrattazione e delle relative aree dirigenziali per il triennio 2016-2018 (da pochi giorni pubblicato in Gazzetta Ufficiale).

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