Responsabilità forti nei Comuni

Fonte: Il Sole 24Ore

Rafforzamento delle sanzioni per chi sfora il Patto di stabilità, e più responsabilità per gli amministratori ma anche per i funzionari che si allontanano dai sentieri della sana gestione o addirittura arrivano a provocare il dissesto dell’ente. È il quadro che emerge dal “doppio passo” determinato dalla pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» del decreto legislativo 149/2011 su premi e sanzioni per Regioni ed enti locali (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) e dalle manovre estive, che tra le tante misure rivolte a Comuni e Province contemplano anche il taglio fino a dieci indennità per gli amministratori e a tre mensilità per il responsabile del servizio finanziario quando l’ente rispetta gli obiettivi del Patto di stabilità solo grazie a meccanismi elusivi accertati dalla Corte dei conti. Proprio alla magistratura contabile viene assegnato un ruolo sempre più da regista nei tentativi di repressione delle esperienze di contabilità allegra, tanto più che le pronunce delle sezioni regionali di controllo superano il valore semplicemente di indirizzo per diventare determinanti nell’applicazione delle sanzioni. Le conseguenze più pesanti, com’è naturale, intervengono nei casi di dissesto dell’ente, fenomeno rarissimo negli ultimi anni perché non “conveniente” dopo il tramonto dei ripiani statali (solo 36 su 448 l’hanno fatto dopo la riforma del Titolo V) che però la nuova normativa prova a rendere più stringente. Il meccanismo parte proprio da un esame della Corte dei conti, che può anche seguire le verifiche avviate dalla Ragioneria generale dello Stato quando si accendono determinate spie di allarme (si veda anche il grafico qui accanto). I magistrati contabili indicano un termine entro il quale il consiglio dell’ente deve adottare le misure in grado di evitare il default. Trascorsa senza successo la scadenza fissata dalla Corte, entra il campo il Prefetto che, dopo 30 giorni, avvia inevitabilmente l’ente sulla strada del dissesto. Alzare bandiera bianca può far detonare la moltiplicazione delle sanzioni nei confronti degli amministratori coinvolti: anche in questo caso, la parola più pesante tocca alla Corte dei conti (in questo caso le sezioni giurisdizionali). Quando i magistrati individuano negli amministratori una responsabilità per danni od omissioni che hanno portato al dissesto, nei confronti degli interessati si chiudono per dieci anni le porte verso un incarico da assessore, revisore o rappresentante dell’ente nei cda degli organismi partecipati. Per sindaci e presidenti di Provincia nella stessa situazione, poi, scatta anche l’incandidabilità decennale in qualsiasi tipo di elezione, dalle comunali alle europee. La griglia rafforzata delle responsabilità abbraccia anche i revisori dei conti, sempre attraverso il passaggio presso la Corte. Quando la magistratura contabile li riconosce responsabili di non aver vigilato a dovere, o di non aver trasmesso (o aver trasmesso in ritardo) le informazioni che avrebbero potuto far risuonare l’allarme, anche i guardiani dei conti vengono colpiti dall’espulsione decennale che impedisce loro di far parte di altri collegi di revisione.

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