Recuperi senza tasse e contributi

Fonte: Il Sole 24 Ore

I recuperi individuali a carico dei dipendenti che negli anni sono stati beneficiati dalle indennità illegittime devono essere effettuati al netto di tasse e contributi. Per le altre voci, il Comune dovrebbe regolarsi con l’agenzia delle Entrate per quel che riguarda il Fisco, e con l’Inps (ovviamente nella gestione ex Inpdap) per la parte previdenziale.

Le istruzioni arrivano ancora una volta dalla Corte dei conti, ma in questo caso si tratta della sezione di controllo per il Lazio. Nella delibera 125/2015 pubblicata nei giorni scorsi, i magistrati contabili si sono occupati di un caso piuttosto specifico, la sommatoria delle indennità di turno e di lavoro festivo per i vigili urbani di Tarquinia, e quindi non si sono addentrati nel ginepraio della sanatoria tentata dal Governo lo scorso anno, ma hanno indicato un criterio generale da seguire quando si tratta di richiedere i soldi finiti illegittimamente nelle buste paga.
Il principio è semplice, ma l’applicazione rischia di rivelarsi complicatissima, al di là delle difficoltà politiche e sociali che qualsiasi operazione di questo tipo ovviamente incontra anche perché chiede conto ai singoli dipendenti degli effetti di scelte compiute in accordo da amministrazioni e sindacati. 

Ai titolari delle buste paga, spiega comunque la delibera, vanno richieste solo le somme nette, perché tasse e contributi «non sono mai entrati nella sfera patrimoniale di disponibilità» dei lavoratori colpiti dall’illegittimità della quota variabile presente nei loro stipendi.

Il principio è di buon senso, oltre che fondato su solide basi giuridiche (come spiega la sentenza 18584/2008 della Cassazione), ma gli obblighi dell’ente non finiscono qui. 

Abbassare ex post le buste paga alleggerisce di conseguenza anche le trattenute che su quegli stipendi andavano fatte, per cui i Comuni o le Regioni interessate dalla bocciatura dovrebbero ricalcolare il tutto, e bussare alle porte del Fisco per riavere le tasse versate in eccesso e degli enti previdenziali e assistenziali per riportare indietro i contributi di troppo. Tutti questi recuperi, chiosa la delibera, sono atti dovuti, perché sono legati «al perseguimento delle finalità di pubblico interesse alle quali sono istituzionalmente destinate le somme indebitamente erogate». In questa chiave, insomma, far finta di niente per evitare problemi esporrebbe al danno erariale.

La revisione dei contratti fuori regola, poi, prevede ovviamente un confronto con i sindacati che, come mostra (fra i tanti) il caso di Milano è complicato, soprattutto dopo anni di rinnovi congelati. Gli enti, però, possono procedere anche in via unilaterale, e per rispettare le regole possono usare i nuovi indirizzi appena dettati dall’Aran per la produttività (si veda anche Il Sole 24 Ore del 23 giugno). Anche in questo caso, il principio è semplice: la produttività può essere concessa solo a consuntivo, dopo una verifica puntuale dei risultati.

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