Patto di stabilità sotto attacco

Da Nord a Sud si moltiplicano gli attacchi ai vincoli del Patto di stabilità. A Napoli le critiche si legano all’annosa questione della risoluzione del problema dei rifiuti, al Nord si mette addirittura in atto una sorta di sciopero degli enti. Mentre si dipana il filo rosso comune a tutte le questioni attinenti alla finanza territoriale, legato ovviamente ai temi del federalismo fiscale.
Ma partiamo dal Nord Italia. Dove il 12 gennaio una dozzina di municipi veneti saranno chiusi in segno di protesta per le norme del Patto di stabilità che, spiega il vicesindaco di Loreggia (Padova), Fabio Bui, “penalizzano soprattutto i comuni virtuosi”. Bui è il portavoce di una dozzina di comuni ‘dissidenti’ dei quali fanno parte Casalserugo, Fontaniva e Trebaseleghe, nel padovano, Casale sul Sile, Maserada, Caerano San Marco, Santa Lucia di Piave, Giavera del Montello, nel trevigiano, Santorso e Isola Vicentina, nel vicentino, e Vigasio, nel veronese. Altre amministrazioni stanno decidendo se aderire all’ iniziativa. La protesta scatterà, garantendo però i servizi essenziali, lo stesso giorno in cui sono stati convocati a Loreggia i sindaci veneti per discutere sulle difficoltà causate alle amministrazioni locali dai vincoli del Patto di stabilità.
A Napoli, come detto, il tema del Patto è legato al problema dei rifiuti. Il presidente della provincia, Luigi Cesaro, commentando l’esito del vertice tenuto a Roma sull’emergenza, ha detto di considerare “quanto mai importanti le iniziative che saranno adottate sin da lunedì prossimo, quando si riunirà il tavolo tecnico, per tutte le determinazioni da adottare sotto il profilo finanziario. Fondamentale la necessità da parte della Provincia di Napoli di poter derogare dal Patto di stabilità per quanto riguarda i provvedimenti di natura ambientale. Gli strumenti finanziari, i ristori ai comuni, le misure per salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti dei consorzi di bacino – ha concluso Cesaro – sono elementi essenziali per poter voltare pagina ed avviarci nei tempi previsti alla soluzione definitiva dei problemi connessi al corretto ciclo integrato dei rifiuti nella nostra regione”.  “Il piano dei lavori programmato – ha fatto eco il presidente della Provincia di Avellino Cosimo Sibilia – prevede, nello spirito di solidarietà con cui si vogliono risolvere i problemi della Provincia di Napoli, il conferimento di 250 tonnellate al giorno, per un anno, nelle discariche della mia provincia e in quella di Benevento. Tuttavia per rendere ciò possibile abbiamo chiesto al governo una deroga al Patto di stabilità, visti i costi finanziari a cui le nostre istituzioni dovranno far fronte”.
C’è poi come detto il fil rouge che lega il Patto al federalismo fiscale. Tema caldo soprattutto per le amministrazioni del Sud Italia. “Di fatto non c’è nessun federalismo in Italia ma solo un percorso tendente a sostituire i trasferimenti statali con una incerta ed approssimata forma di fiscalità locale gravante sugli immobili con il risultato di creare notevoli disparità tra i comuni e mediamente danneggiare molto il Mezzogiorno. Non è quello che volevamo e ci aspettavamo”. Le critiche arrivano da Vito Santarsiero (Pd), responsabile delle politiche per il Mezzogiorno dell’Anci e sindaco di Potenza: “Il federalismo – ha aggiunto – è una grande opportunità per i comuni e per il Mezzogiorno, occorre però attuarlo seriamente, chiarendo le competenze dei livelli istituzionali, garantendo reale autonomia di entrate e di spesa, garantendo un vero fondo perequativo ed il finanziamento integrale di servizi essenziali, senza dimenticare la perequazione infrastrutturale, tutte cose ampiamente indicate dalle legge 42/2009. In questo momento che vede anche confermati gli essenziali vincoli del Patto di stabilità, non possiamo accettare  la fine dei trasferimenti statali verso i comuni senza alcune certezza che per tutto il periodo transitorio siano garantite entrate almeno pari a quelle del 2010. Non si può immaginare di mettere in crisi i comuni con norme inadeguate che, così come proposte, determinano minori entrate sino al 50 per cento, e poco conta che in alcuni casi ci siano  anche maggiori introiti. Così si annullano gli sforzi di tanti amministratori virtuosi – ha concluso Santarsiero – si penalizzano fortemente i cittadini, si blocca lo sviluppo del Paese”. 

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