Paesino (tedesco) che funziona

Fonte: Italia Oggi

Un Paese che funziona perché funzionano i paesi. Il modello tedesco dovrebbe servire da esempio, e si dovrebbe cercare di imitarlo, invece di limitarsi a criticarlo. La Germania va bene, forse, perché si basa sulle piccole cose, e comincia a lavorare bene dal basso. Un esempio, un simbolo, è il paesino di Steinbach am Wald, 3.318 abitanti che vivono al margine di una foresta bavarese, come rivela il nome, non lontano da Kronach, paese natale di Cranach.

Qui, tutto funziona per il meglio, come rivela la Süddeutsche Zeitung, che ha dedicato a Steinbach un’intera pagina.

Certamente, sarà più facile amministrare un paesino che una metropoli. Ma anche Berlino, 3,5 milioni di abitanti, quanto Roma, è, in realtà, un agglomerato di vecchie realtà locali, riunite da nemmeno un secolo. Ogni quartiere ha il suo sindaco, e un’indipendenza maggiore e diversa da quella degli arrondissement parigini, tanto per fare un esempio. Sul Tevere si voterà tra poco, e mi sembra che la battaglia elettorale sia influenzata soprattutto dalla politica nazionale e non dai problemi da risolvere nelle capitale. Quando voto sulla Sprea, i vari candidati mi scrivono a casa chiedendomi che cosa desidero per la mia Charlottenburg, più panchine o più asili nido, centri per gli anziani o nuovi semafori. La Germania è un insieme di tante Steinbach, dalla Baviera al Baltico.

Un paesaggio da fiaba campestre. Nel paese sorge una fonte, come dire, geograficamente schizofrenica: l’acqua che sgorga verso Oriente finisce nell’Elba, quella che si dirige a Ovest finisce nel Reno. E c’è una divisione pacifica anche tra la comunità cattolica e quella evangelica. Tutti d’accordo per la buona amministrazione. Nel 2010, il paese è stato premiato dal ministero per la famiglia per la sua «ottima rete sociale».

Le madri che lavorano nella locale fabbrica di porcellana, o nella vetreria, nel turno di notte, non si devono preoccupare per i piccoli che vanno a scuola o all’asilo. Ci pensa l’organizzazione delle vicine, che provvede a portarli al kindergarten o a preparare la colazione. Non c’è disoccupazione, anzi, al contrario, manca la manodopera. Il borgomastro è della Csu, cioè conservatore, il partito che ha la maggioranza assoluta nella regione da oltre mezzo secolo. Ma di politica si parla poco. Il motto sulla facciata del municipio è: «Il futuro è nelle nostre mani». La retorica a piccole dosi non fa male.

I ragazzi vanno al centro sportivo, e i pensionati si danno il turno per dare un’occhiata. Non ci sono problemi con i giovani, ma i genitori al lavoro possono stare tranquilli. A loro volta, gli anziani sanno che non resteranno soli. Non c’è bisogno di andare in un heim, il residence per chi non è più autosufficiente. La comunità si occupa di chi vive da solo e ha bisogno di assistenza.

Lo Stato fornisce sussidi e aiuti ma non basterebbero senza la rete sociale organizzata dal municipio, su base volontaria. Si pensa alle famiglie e le famiglie si preoccupano del funzionamento della scuola, e del resto. A Steinbach sanno che Stato e società non sempre coincidono. Il denaro è utile, riconosce il sindaco Klaus Löffler, con 1.948 euro di reddito medio il paese è al decimo posto tra 2.054 comuni bavaresi. E il costo della vita è ovviamente di almeno un terzo inferiore a quello di una metropoli. Ma non basterebbe per assicurare il futuro di Steinbach.

Per trattenere i giovani è necessario convincerli che, al margine del bosco, si vive meglio che in città. Il problema di Steinbach dove tutto funziona è la noia. Ci si abitua a una vita regolare e regolata, e si vorrebbe ogni tanto qualche imprevisto. La Germania è un paese noioso?

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