Pacchetto mensile “infrazioni”: i casi italiani

Il pacchetto mensile di decisioni relative alle infrazioni comprende i procedimenti legali portati avanti dalla Commissione europea nei confronti degli Stati membri che non hanno rispettato gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione. Queste decisioni, che coprono molti settori, mirano a garantire la corretta applicazione del diritto dell’UE a beneficio dei cittadini e delle imprese. Oggi la Commissione ha adottato 121 decisioni, di cui 18 pareri motivati e 8 ricorsi alla Corte di Giustizia europea. Per l’Italia 1 parere motivato in materia di salute e sicurezza e 1 deferimento inmateria di lavoro, per non aver rispettato la direttiva in materia di lavoro.

Orario di lavoro: la Commissione deferisce l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato rispetto della normativa dell’UE nei servizi di sanità pubblica
La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver applicato correttamente la Direttiva sull’orario di lavoro dei medici operanti nel servizio sanitario pubblico. La normativa italiana, infatti, priva questi medici del loro diritto a un limite nell’orario lavorativo settimanale e a un minimo di periodi di riposo giornalieri.
La Direttiva stabilisce il limite massimo di 48 ore settimanali lavorative e un minimo di 11 ore consecutive di riposo. Questi limiti, nella normativa italiana, non si applicano ai dirigenti del servizio sanitario nazionale, ma la Direttiva non consente agli stati membri di escludere i dirigenti dal godimento dei diritti sanciti al suo interno. Inoltre i medici attivi nel servizio sanitario nazionale sono formalmente classificati come dirigenti senza godere delle prerogative o delle autonomie dirigenziali durante l’orario di lavoro.
Inoltre, la normative italiana contiene altre disposizioni e regole che escludono i lavoratori del servizio sanitario nazionale dal diritto di riposo giornaliero e settimanale minimo.
Dopo aver ricevuto diverse denunce, la Commissione ha inviato nel maggio 2013 all’Italia un “parere motivato” (MEMO/13/470) in cui le chiedeva di adottare le misure necessarie per assicurare che la legislazione nazionale ottemperasse alla direttiva.
Il Comunicato della Commissione europea

Sicurezza e Salute: la Commissione chiede all’Italia di applicare pienamente i requisiti minimi per i pescatori

La Commissione europea ha richiesto all’Italia di applicare pienamente e correttamente la Direttiva del Consiglio 93/103/EC relativa ai requisiti minimi di sicurezza e di salute a bordo dei pescherecci. L’ambito di applicazione della direttiva sembra più ristretto rispetto a quanto richiesto dalla direttiva. L’applicazione dei requisiti minimi di sicurezza e di salute elencati nella legge italiana dipende da diverse circostanze come le caratteristiche del luogo di lavoro, l’attività o i rischi a bordo, al contrario i requisiti previsti dalla Direttiva dovrebbero essere applicati in tutte le circostanze.
La richiesta della Commissione assume la forma del parere motivato nell’ambito delle procedure d’infrazione dell’Ue. L’Italia ora ha due mesi per informare la Commissione delle misure adottate e per conformarsi pienamente alla direttiva.

Cos’è una procedura d’infrazione

Ciascuno Stato membro è responsabile dell’applicazione del diritto dell’Unione nel suo ordinamento interno. I Trattati assegnano alla Commissione europea il compito di assicurare la corretta applicazione del diritto dell’Unione. Di conseguenza, se uno Stato membro manca ai suoi obblighi, la Commissione europea ha il potere, previsto all’articolo 258 del TFUE, di ingiungere allo Stato membro di porre fine all’infrazione e, se questo non accade, di adire la Corte di giustizia (ricorso per inadempimento). 

Prima di presentare un ricorso per inadempimento, la Commissione europea avvia un “procedimento d’infrazione”, ossia un procedimento precontenzioso con il quale si tenta di indurre lo Stato membro a mettersi volontariamente in regola con il diritto dell’Unione. La prima tappa di questa fase è costituita dalla messa in mora: la Commissione invita lo Stato membro a comunicarle, entro un termine prefissato, le sue osservazioni sul problema di applicazione del diritto dell’Unione riscontrato. La seconda tappa è costituita dal parere motivato, nel quale la Commissione esprime il suo punto di vista sull’infrazione e crea i presupposti per un eventuale ricorso per inadempimento, chiedendo allo Stato membro di porre fine all’infrazione entro un dato termine. Qualora tale termine non sia rispettato, la presentazione di un ricorso alla Corte di giustizia apre la fase contenziosa

(Fonte: Commissione europea)

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