Napolitano: serve coesione nazionale

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Manovra da approvarsi in tempi brevissimi, con il massimo della coesione politica. Giorgio Napolitano ha pilotato ieri dal Quirinale una sorta di convergenza istituzionale ai massimi livelli per far fronte all’aggressione della speculazione che dopo venerdì scorso anche ieri ha lanciato un messaggio preciso: anche il nostro Paese ora è nel mirino. In mattinata, in un breve saluto al Viminale, in occasione della cerimonia per i cento anni del palazzo sede del ministero dell’Interno, ha lanciato il primo messaggio: oggi più mai «dovrebbe sprigionarsi nel nostro Paese un impegno di coesione nazionale di cui c’è indispensabile bisogno per affrontare le difficili prove che sono all’ordine del giorno». In sostanza, il presidente della Repubblica è andato diritto al cuore del problema, senza ricorrere a perifrasi per indicare la strada, forse l’unica, per affrontare la tempesta in atto alle turbolenze di queste ore sui mercati internazionali. Poi in serata, preso atto con «viva soddisfazione» delle aperture di Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini ma anche di Antonio Di Pietro, sul varo della manovra in tempi rapidissimi, ha invitato esplicitamente il governo e la maggioranza ad operare di conseguenza così da «ricercare le convergenze opportune». Dal Senato, Renato Schifani ripeteva più o meno gli stessi concetti, con Silvio Berlusconi che apriva se pur cautamente al confronto con le opposizioni. Una sorta di «cordone sanitario» istituzionale, dunque, a difesa della nostra economia sotto attacco. Coesione: un concetto che il presidente della Repubblica non evoca a caso. Siamo alla vigilia del vertice di maggioranza che al Senato comincerà a definire le prime correzioni alla manovra. Occorre il massimo di unità e convergenza, va ripetendo il Capo dello Stato. Prove tecniche di un possibile, prossimo governo di larghe intese che porti il Paese fuori dalle secche della crisi e prepari le elezioni in primavera, o forse già in autunno? Se la situazione dovesse precipitare, Napolitano è evidentemente pronto a fare la sua parte, ma non pare questa al momento la preoccupazione principale del presidente della Repubblica. Occorre dare un segnale forte e immediato ai mercati finanziari. Il segnale che maggioranza e opposizione marciano, per quanto possibile, compatte verso un’approvazione lampo della manovra, senza alterarne in alcun modo i saldi, anzi se necessario rafforzandoli. Ve ne sono le condizioni? Napolitano in realtà, per lanciare i suoi messaggi, non ha atteso il «venerdì nero» né il nuovo tonfo di ieri. È da almeno due settimane che continua a moltiplicare i suoi appelli a non allentare la guardia, a tener fermo l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014. È sceso in campo da Oxford il 29 giugno per difendere l’impianto della manovra che il governo si accingeva ad approvare, offrendo in tal modo una copertura istituzionale non da poco al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Poi ha invitato espressamente il governo a provvedere, con gli ordinari strumenti di bilancio (e dunque con la prossima legge di stabilità) alla totale copertura della manovra da 40 miliardi. Chiaro ed esplicito il riferimento ai 15 miliardi attesi dalla futura riforma fiscale, che al momento sono solo nominalmente ascritti alla correzione totale. Ora, questi appelli acquistano ancor più vigore, e non a caso la «clausola di salvaguardia» evocata da Tremonti nel caso in cui non si realizzi il gettito atteso (il taglio orizzontale delle agevolazioni fiscali) è una norma destinata proprio alla legge di stabilità. «Se siamo seri non dobbiamo preoccuparci», ha detto Napolitano domenica sera in un breve messaggio al festival dei due mondi di Spoleto. In realtà la preoccupazione per i possibili effetti di un combinato tra crisi politica e attacco della speculazione c’è tutta. L’imperativo è «reagire con coesione», ribadisce il presidente.

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