Marino vara la centrale unica per gli appalti, subito operativa

Fonte: Il Sole 24 Ore

Dopo lo scontro nei giorni scorsi con il governo, il sindaco di Roma Ignazio Marino ha provato ieri a serrare le fila. Il momento clou della giornata è stato l’incontro del primo cittadino con l’assessore (renziano) ai Trasporti Guido Improta, che lunedì aveva annunciato le sue dimissioni. «In questo momento altri campioni non ne vedo e quindi vado avanti con i campioni che ho», ha risposto il sindaco a una domanda sull’eventuale rimpasto di giunta. Improta, uscendo dal colloquio con il primo cittadino, ha detto: «Le decisioni che dovranno essere assunte verranno assunte nell’interesse della città al momento opportuno. Non buttiamo il bambino con l’acqua sporca. Ci vediamo il 29 giugno», quando verranno inaugurate le nuove fermate della metro. L’assessore, quindi, non ha smentito le dimissioni. Ma la tregua ha permesso alla giunta di riprendere l’attività approvando, su proposta dell’assessore alla Legalità Alfonso Sabella, la delibera per l’istituzione della “Centrale unica dei lavori pubblici”, che entrerà subito in vigore. Il provvedimento costituisce un’anticipazione della Centrale Unica di Committenza prevista nel regolamento dei contratti di Roma Capitale la cui bozza sarà portata all’attenzione della Giunta Capitolina la prossima settimana. Il Regolamento, che manca a Roma da più di vent’anni, sarà definitivamente approvato dalla Giunta e quindi trasmesso all’Assemblea Capitolina dopo aver raccolto le proposte di integrazione e modifica che saranno avanzate dalle strutture amministrative interessate, dalle parti sociali, dalle imprese e, in genere, dai cittadini che potranno preventivamente esaminarne il testo direttamente dal sito istituzionale del Comune dove verrà pubblicato dopo la presentazione in Giunta. 

La vera resa dei conti per il Campidoglio ci sarà comunque a metà luglio, quando il prefetto Franco Gabrielli dovrebbe esprimere il parere sull’eventuale scioglimento per mafia. Ma la situazione all’interno del Pd resta comunque tesa, con due consiglieri che si sono autosospesi dal partito. La mattinata era iniziata con due smentite. Prima Improta stesso ha negato alcune frasi molto critiche a lui attribuite contro il sindaco: «Non mi si possono attribuire giudizi sul sindaco Marino che non ho mai pronunciato, come leggo su alcune cronache locali». Poi è arrivata la smentita di Palazzo Chigi sulla presunta sfiducia del premier e segretario Pd Matteo Renzi nei confronti di Marino («ci saranno sorprese imminenti»). Parole, è la precisazione, che Renzi «non ha mai pronunciato». Così, in serata, il primo cittadino è potuto passare al contrattacco: «Non vivo questa rappresentazione mediatica di un conflitto con Matteo Renzi, lui a volte ha usato l’epiteto di sindaco d’Italia. Se lui è il sindaco d’Italia, io sono il sindaco della capitale e abbiamo il dovere morale di far avanzare questa città». E Marino ha anche incassato un tweet di sostegno dal sindaco di New York Bill De Blasio: «Il primato di Ignazio Marino nel pulire un sistema corrotto è lodevole». 
Il primo cittadino ieri ha voluto dare l’idea di un quasi ritorno alla normalità e di una accelerazione per risolvere i problemi della città: oltre alla Centrale unica, c’è stata ieri l’Assemblea dei capigruppo in Consiglio che ha fatto registrare una ampia convergenza sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024, che verrà formalizzata con una mozione che arriverà domani in Consiglio. In mattinata, infine, sul fronte decoro, ha visto la luce il progetto per spostare dal centro storico i camion bar.

Tuttavia, nei corridoi del Campidoglio, lo scontro tra il premier Renzi e il primo cittadino è considerato tutt’altro che sopito, nonostante le smentite (prova ne è la situazione di stand by per i fondi e il commissario per il Giubileo). E che la tensione sia alta lo dimostra la decisione, ieri, di due consiglieri del Pd di autosospendersi dal partito. Si tratta di Alfredo Ferrari, presidente della commissione Bilancio, e Francesco D’Ausilio, già ex capogruppo. I due non sono indagati, ma sono finiti nelle intercettazioni dell’indagine su Mafia Capitale. La decisione, ha detto Ferrari, «nasce dalla voglia di contribuire a ristabilire un clima di serenità, sia per Roma che per i colleghi». D’Ausilio, invece, ha parlato di una iniziativa presa «d’intesa con Orfini», il commissario del Pd romano e presidente del Pd nazionale, e di non aver ricevuto «notizie di iniziative giudiziarie nei miei confronti». Non è un mistero che Orfini stia tentando di salvare il sindaco, dando l’idea di pulizia e chiedendo ai consiglieri finiti nelle intercettazioni di fare un passo indietro. 

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