Manovra, con la Cassa sostegno al credito alle Pmi

Fonte: Il Sole 24 Ore

Un Fondo di garanzia per «sostenere l’accesso al credito delle Pmi attraverso la Cassa depositi e prestiti». Sarà questo uno degli emendamenti che farà parte del ristretto pacchetto di una decina di correttivi del Governo alla legge di stabilità. Che scaturirà dall’ondata di proposte di modifica presentate dai singoli ministeri a palazzo Chigi: un centinaio di possibili ritocchi, che vanno dalla scuola alla Cig e agli esodati. A confermare le nuove misure in arrivo per agevolare il credito alle piccole e medie imprese è il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina. L’emendamento potrebbe arrivare a fine settimana anche perché il governo non ha ancora sciolto il nodo su quale dovrà essere il ruolo della Cassa depositi e prestiti. Sul tappeto ci sarebbero due ipotesi: una funzione in chiave di sostanziale cartolarizzazione dei crediti delle banche e l’erogazione diretta da parte della Cdp.

Fassina afferma anche che l’esecutivo «nel merito è d’accordo» con l’emendamento presentato da Massimo Mucchetti (Pd) sulle modifiche alle regole dell’Opa. E aggiunge: «Ora vediamo quale strumento è più efficace per raggiungere il risultato». Il viceministro definisce poi impossibili da accogliere le richieste di «terapie choc» arrivate dal Senato (dal Pdl) ma conferma la disponibilità del governo «ad apportare miglioramenti alla legge di stabilità, specie sulla parte che riguarda l’Irpef, per irrobustire il potere di acquisto delle famiglie più in difficoltà». Quanto alle numerose richieste di modifica arrivate, come di consueto, dai ministeri, il ministro Dario Franceschini e il sottosegretario alla Presidenza, Giovanni Legnini, sottolineano che l’esecutivo «sta lavorando pochissimi e circoscritti emendamenti».

Precisazioni che arrivano mentre in commissione Bilancio divampa un vero e proprio caso-spiagge. Con una marcia indietro del Pd dal quale era arrivato un emendamento, a firma di nove senatori (prima firmataria Manuela Granaiola), molto simile a quello presentato dal Pdl sulla cessione delle aree degli stabilimenti balneari, peraltro criticato dagli stessi vertici dei democratici. Emendamento che induce il relatore alla “stabilità” del Pdl, Antonio D’Alì, a parlare di possibile accordo, subito smentito però dall’altro relatore del Pd, Giorgio Santini. In serata l’emendamento del Pd viene ritirato. «Il governo è contrario alla privatizzazione di parti così importanti del demanio marittimo», dice Fassina. E il segretario dei democratici, Guglielmo Epifani, afferma che «il Pd ha ritirato gli emendamenti perchè le spiagge sono di tutti».

Accantonata la questione spiagge, e vista l’impossibilità, a causa dei costi, di far salire l’asticella della “no tax area”, restano due grandi capitoli su cui Pd e Pdl stanno faticosamente cercando un’intesa: cuneo fiscale e tassazione sugli immobili. Nel secondo caso la proposta del Tuc (tributo unico comunale) non convince troppo il Pd.

Intanto tutti sono in attesa del decreto sulla cancellazione della rata Imu di dicembre. Il Dl dovrebbe essere varato la prossima settimana dal Consiglio dei ministri. E c’è anche l’ipotesi che contemporaneamente possa scattare la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. Le copertura del decreto dovrebbe arrivare da un aumento per banche e assicurazioni fino al 120% degli acconti Ires e Irap accompagnato da una mini-proroga al 16 dicembre del termine per il versamento (v. Il Sole 24 Ore di ieri). Sul versante del cuneo entrambi i partiti sono favorevoli alla riduzione della platea dei benefiiciari delle agevolazioni. Con l’obiettivo per il Pd di garantire uno sgravio massimo di 232 euro a chi percepisce 15mila euro l’anno e per il Pdl di arrivare a 382 euro per la fascia di reddito tra gli 8mila e i 15mila euro.

 

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