L’Italia CRESCE CON L’E-GOV

Fonte: Il Sole 24 Ore

L’eGovernment italiano avanza tra luci e ombre, punte di innovazione mescolate con cose che ancora non funzionano. Com’è tipico dei periodi di forte trasformazione. Così suscita un misto di entusiasmo e di scetticismo il rapporto preparato per la Commissione europea da Capgemini, Idc, Rand Europe, Sogeti e DTi, sullo stato dei servizi pubblici digitali nel 2010. Rileva che l’Italia ha fatto il salto: per il livello di servizi digitali nella pubblica amministrazione era sotto la media europea nel 2009 e ora è sopra. Sia per la disponibilità di servizi online sia per la loro sofisticazione (cioè per qualità dell’interazione tra Pa e cittadino). È però un giudizio che lascia scettici molti giuristi esperti di Pa digitale.
«Dobbiamo dare atto al ministro Renato Brunetta di avere puntato molto sull’innovazione e la conferma è in questo rapporto – dice Ernesto Belisario, che è anche un blogger esperto di nuove tecnologie –. I valori che analizza non danno però un quadro compiuto, rappresentativo della totalità della pubblica amministrazione. Che in Italia è ancora legata alla carta». Il rapporto prende in esame infatti 20 servizi pubblici, non tutti; e, aggiunge Guido Scorza, anche lui esperto di Pa digitale, «prescinde dalla loro effettiva utilizzazione. In Italia, soprattutto se si considerano le sperimentazioni, abbiamo decine di servizi attivati da Brunetta ma solo pochissimi sono a regime». Scorza è scettico sui risultati anche perché «il rapporto vi giunge in base solo alle informazioni che ha ricevuto dagli enti nazionali interessati».
Colpisce che tra i Paesi virtuosi ci siano, oltre all’Italia e l’Austria, Malta, Irlanda e Portogallo; mentre Regno Unito , Francia e Olanda sono distanziate. «L’ultimo rapporto del World Economic Forum nota invece il ritardo dell’Italia per l’innovazione nella Pa rispetto agli altri Paesi evoluti», ricorda Belisario. Basta fare un giro sui siti web delle nostre Pa per scoprire lo stato pietoso delle informazioni al cittadino», rincara il giurista Fulvio Sarzana. «In questi giorni – continua – il sito della Prefettura di Roma mostra un avviso secondo cui tutti i ricorsi al Prefetto devono essere presentati solo via raccomandata a/r. Niente posta elettronica perché al momento non certificata».

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