Legge di stabilità 2014: ora il Trise, ma la stangata arriverà nel 2015

Niente nuove tasse, si era detto riguardo la legge di stabilità 2014. Per l’anno a venire, i dati attuali confermano che, sì, in effetti la pressione fiscale scenderà di quasi un punto percentuale, anche se per gli italiani resta ancora un’incognita l’impatto del Trise sulle abitazioni e sui servizi. La tassa che prenderà il posto dell’Imu e della Tares, infatti, non solo verrà calcolata in base agli stessi parametri delle “progenitrici”, ma potrà anche essere tarata dai sindaci a un’aliquota massima del 2,5 per mille. 
Questo il sentiero disseminato di dubbi sulle nuove imposte, che partiranno già dal gennaio prossimo. Ma per il 2015, il Governo ha preparato nella stessa legge di stabilità appena diffusa, una serie di manovre a sorpresa, in grado di proteggere i conti pubblici e, insieme, rinviare la stangata al 2015.
Il Governo Letta si era, del resto, distinto in questi mesi per aver posticipato alcune decisioni fondamentali, come l’abolizione della stessa Imu o l’aumento al 22% dell’aliquota massima dell’Iva. Dunque, anche stavolta ha deciso di ricorrere al rinvio, spostando di un anno gli interventi in materia fiscale che farebbero tanto piacere alle istituzioni europee, sempre con la lente puntata sui conti pubblici italiani.

Così, a scorrere il testo della legge di stabilità per il prossimo triennio, si scopre che, dal 2015, potrebbe abbattersi sui contribuenti una vera e propria stangata, sia in termini di nuove tasse che di rincari, tra beni di consumo e spese ordinarie. 
La possibilità che questo avvenga è contemplata nella cosiddetta “clausola di salvaguardia”: tutto dipenderà, per esemplificare, dalla capacità del Governo di attuare una nuova spending review, in grado di ridurre sensibilmente la spesa pubblica.
In alternativa, dal gennaio del 2015 verrà inferta una spinta generale alle accise, oltre a già preventivati rincari su tabacchi, alcoolici, carburanti e così via. Il tutto per arrivare agli obiettivi di entrate corrispondenti a “a euro 3.000 milioni per il 2015, euro 7.000 milioni per il 2016 e euro 10.000 milioni per il 2017″, come si legge nel testo.

Ancora prima del 2015, invece, dovrebbe partire la “tassa sul click”, ossia quell’imposta, contenuta sempre nella nuova legge di stabilità, che richiederà un contributo forfettario sulle istanze trasmesse via Internet a tutti gli enti pubblici, i quali, a loro volta, dovranno saldare il balzello per ogni documento spedito telematicamente. Ci saranno 90 giorni di tempo, a seguito dell’approvazione definitiva della legge di stabilità, per il varo del regolamento apposito, con tutte le specifiche su entità del tributo e modalità di pagamento, il quale, a quanto pare, potrà avvenire anche mediante carta di credito.

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