Le spese della p.a. vanno on line

Dal 20 aprile è in vigore il decreto legislativo n. 33/2013, che riordina gli obblighi di trasparenza per tutte le p.a., dai comuni ai ministeri, dalle scuole alle Asl.
Una sorta di testo unico con due obiettivi. Il primo – tradizionale – è quello di riordinare la grande mole di obblighi di pubblicazione che già incombe sulle nostre amministrazioni (con questo decreto la Civit, la commissione per la trasparenza ne ha contati circa 200). Il secondo, più innovativo, è di accendere altri fari sull’operato della p.a., a cominciare dalle risorse gestite. Molte le informazioni che per la prima volta trovano la strada del web: a cominciare dai bilanci dei gruppi politici regionali e provinciali (per dimenticare gli scandali dei consigli regionali di Lazio e Lombardia e, ora, anche del Piemonte), per proseguire con la mappa completa non solo dei patrimoni dei politici ma anche dei loro incarichi, pubblici e privati.
A tutti gli eletti le nuove norme impongono di far conoscere la situazione patrimoniale: redditi percepiti, immobili di proprietà, investimenti, partecipazioni in società. Del tutto nuova è anche l’estensione della pubblicità di queste informazioni «al coniuge non separato e ai parenti fino al secondo grado». Che si possono però anche rifiutare, ma in questo caso l’amministrazione è tenuta a dare notizia del diniego. A corredo dell’obbligo sanzioni, anche pecuniarie: da 500 a 10mila euro a carico del politico inadempiente.
On line vanno da subito gli elenchi dei dirigenti amministrativi di tutte le pubbliche amministrazioni (compresi i direttori delle Asl) con il curriculum e l’elenco degli altri incarichi e dei compensi percepiti. Ogni amministrazione deve rendere note tutte le consulenze concesse. Incarichi e consulenze vanno anche comunicati alla banca dati «Perla» gestita dal ministero della Pubblica amministrazione. «In questo modo avremo a breve un censimento completo di quanto spende lo Stato in consulenze» spiega Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministro Filippo Patroni Griffi. Per la prima volta gli enti locali dovranno far conoscere la mappa delle società partecipate. Se non lo faranno, non potranno più versare neanche un euro alla partecipata stessa.
Insomma ora si fa sul serio anche grazie a pesanti sanzioni pecuniarie a carico dei dirigenti inadempienti (si veda la scheda in questa pagina). E si fa sul serio in modo generalizzato: nessuna gradualità è prevista per i piccoli enti, che dovranno sopportare un carico piuttosto gravoso. Ma a chi è affidato il compito di far funzionare questa complessa macchina? All’esterno – ed è questa la novità – a tutti i cittadini e alle associazioni (si veda la pagina successiva). All’interno, ogni amministrazione deve avere un «Responsabile della trasparenza» con compiti di segnalazione degli inadempienti anche all’ufficio disciplina. Vigila anche l’Oiv (organismo indipendente di valutazione). In seconda battuta può intervenire la Civit, che sta lavorando a un apposito portale. «Servirà anche a favorire lo scambio delle informazioni» spiega la presidente, Romilda Rizzo. La Civit deve segnalare le inadempienze ai vertici politici delle amministrazioni ma, ammette Rizzo, «possiamo contare solo su 30 funzionari più dieci esperti».

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