«Largo alle banche dei comuni» Così la Lega fa concorrenza alle Bcc

Fonte: Corriere della Sera

La Lega Nord e le banche. Dopo le polemiche attorno agli assetti di vertice di Unicredit il tema torna d’attualità. E nonostante per molti osservatori sia iniziata la zona Cesarini della legislatura un gruppo di deputati del Carroccio ha presentato, a sorpresa, un disegno di legge quadro per la creazione di nuove banche di territorio. Tra i primi firmatari il capogruppo aMontecitorio Marco Reguzzoni assieme ai colleghi Massimo Bitonci, Alessandro Montagnoli e Marco Maggioni. L’iniziativa è destinata a far discutere perché esistono 418 banche di credito cooperativo con 4.300 sportelli e unmilione di soci, già dedite a sostenere l’economia di territorio. E in secondo luogo perché sotto la bandiera del federalismo si può aprire la strada alla nascita di istituti di credito direttamente influenzati da Regioni, Province e Comuni con tutto quello che comporta in termini di commistione tra economia e politica. Il primo commento di Alessandro Azzi, presidente di Federcasse (Bcc), è molto cauto: «Una legge che incoraggi le banche del territorio può essere interessante e ne può attestare la modernità, ma occorre studiare il testo prima di dare un giudizio più argomentato ». Reguzzoni evita accuratamente ogni polemica e parla di un’iniziativa aperta al contributo di tutti, «opposizione compresa». La legge quadro proposta dalla Lega «è in attuazione dell’articolo 117 della Costituzione », che parla di interventi da parte delle Regioni nella disciplina della politica creditizia, indicazione che fino ad oggi non è stata seguita da una norma quadro che ne stabilisse i principi. L’itinerario prefigurato da Reguzzoni ha come primo step un testo approvato dal Parlamento nazionale (che preveda incentivi fiscali) per poi passare la palla alle Regioni alle quali «spetterà il compito di legiferare». Già oggi in una trentina di Bcc sono presenti gli enti locali, per lo più però con quote simboliche e senza avere alcun potere di gestione. È così per esempio a Roma dove sono soci la Regione, la Provincia e il Comune ed è così anche per la Bcc del Garda dove i Comuni soci sono addirittura cinque, alcuni anche con sindaco leghista. Il Carroccio però pare che voglia andar oltre e tra le esperienze citate da Reguzzoni c’è il rapporto, molto stretto, tra i Lander tedeschi e le potentissime banche locali. In omaggio al federalismo le scelte di governance dovrebbero essere fatte a livello locale e il tetto alla presenza nell’azionariato (e negli organi direttivi) delle singole Regioni deciso caso per caso. C’è anche l’ipotesi di far intervenire in raccordo con le nuove banche di territorio le finanziarie regionali tipo Finlombarda e Finpiemonte. «Siamo però disponibili a prevedere tutti quei paletti necessari perché non si verifichino degenerazioni – dichiara Reguzzoni – non ci muoviamo con una logica di potere ma con l’obiettivo di aiutare le micro-imprese e di garantire la presenza di una banca laddove, penso ad alcune valli della Lombardia, i privati non hanno interesse ad aprire uno sportello ». Penso anch’io, commenta Azzi, che «l’azione delle Pmi del credito vada agevolata e non soffocata», il tutto però «senza rinunciare ai presidi che garantiscano la sana e prudente gestione».

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