La protesta dei sindaci Pd toscani: i tagli facciamoli, anziché parlarne

Fonte: Italia Oggi

Simone Gheri non rottama (ancora) ma scrive letterine puntute ai vertici nazionali del suo Pd sui costi della politica. Il sindaco di Scandicci (Firenze) già salito alla ribalta delle cronache (si veda ItaliaOggi del 15 luglio) per la sua proposta di ridurre le province toscane da 10 a tre, ha scritto al segretario Pier Luigi Bersani. Non da solo ma prendendo a braccetto ben 20 colleghi. «Basta parlare sui costi della politica», ha vergato nella missiva senza troppi giri di parole, «bisogna fare», perché, ha continuato, «senza sobrietà della politica non si va da nessuna parte». In calce al documento la sua firma insieme a quella di tanti primi cittadini della provincia fiorentina, da Marco Mairaghi di Pontassieve a Fabio Incatasciato di Fiesole, da Massimiliano Pescini di San Casciano Val di Pesa a Rossana Mori di Montelupo fiorentino. «Ti scriviamo», dicono Gheri e i suoi, «perché dal paese reale, dai cittadini, cresce e monta una rabbia contro questa indisponibilità al sacrificio comune, quel sacrificio che è chiesto al paese ma al quale la classe politica non sembra disposta a partecipare. Una rabbia, segretario, che è senza distinzioni di parte e non assolve nessuno». Inserita sulla pagina Facebook dell’amministratore locale, è stata subito commentata polemicamente da una sostenitrice di Gheri: «E Matteo Renzi dov’è?». Il rottamatore per eccellenza, che per primo ha osato discutere a sinistra questi temi, si tiene alla larga. O forse sono proprio i sindaci arrabbiati del Pd toscana a non voler finire per essere oscurati dal loro collega di Palazzo Vecchio.

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