La pagella sociale delle Regioni. Maglia rosa al Lazio ultima la Sardegna

Palla al centro nel cammino verso il federalismo. La metafora calcistica aiuta, perché tra le regioni i progressi maggiori sono stati compiuti dal Lazio, che sopravanza così Lombardia e Veneto, seconde a pari merito. Fanalino di coda, invece, è la Sardegna. Questo, almeno, è quanto è accaduto negli ultimi dieci anni, un arco temporale significativo, secondo i risultati della classifica correlata. Risultati che invece si scostano un poco da quelli generali se si considerano le classifiche per aree tematiche: lavoro, scuola, sanità, credito, con Lombardia e Trentino Alto Adige che primeggiano nella maggior parte dei casi.
Giusto nel 2000, infatti, i capi di stato e di governo dell’Unione europea fissarono obiettivi ambiziosi con la famosa, ma oggi finita praticamente in stand by, agenda di Lisbona 2010 per trasformare il Vecchio continente nell’area più dinamica e competitiva del pianeta: una sfida che chiamava anche le singole regioni a dotarsi di programmi e piani per ottenere miglioramenti sul fronte dell’occupazione, dell’ambiente e dell’innovazione. In quel periodo, poi, era in piena fase di attuazione la cosiddetta riforma Bassanini, che introduceva i primi germi di una devolution ancora oggi incompiuta, affidando alle regioni nuove competenze. Ebbene, dieci anni dopo, che bilancio se ne può trarre? Quali sono le regioni che più si sono date da fare? E ora che la partita del federalismo fiscale entra nel vivo, come si schierano sul terreno di gioco?
A queste domande risponde l’indagine realizzata dal Sole 24 Ore e dal Centro studi Sintesi denominata «Il medagliere delle regioni 2000-2010». «In sostanza – affermano Valeria Benvenuti e Daniele Nicolai, autori della ricerca – sono stati presi in considerazione 43 indicatori, suddivisi in otto macroaree: ambiente, demografia e famiglia, governance, mercato del lavoro, mercato del credito, dinamiche economiche, istruzione e salute. Dal mix di questi indicatori è stato elaborato un punteggio che premia soprattutto chi si è mosso in questi dieci anni in maniera virtuosa».
Dunque, per ogni indicatore, fatta 100 la media Italia, è stato calcolato il numero indice relativo al 2010 di ogni regione (per visualizzarne la posizione) e in più è stata misurata la variazione rispetto al 2000. Lo stesso meccanismo di calcolo è stato utilizzato per ciascuna delle otto macroaree.
Spiegano Benvenuti e Nicolai: «Le regioni che in ciascuna macroarea stanno sopra la media Italia e vantano nel periodo considerato una performance positiva, meritano la medaglia d’oro, che vale 3 punti; le regioni che stanno sopra la media ma con performance negativa conquistano la medaglia d’argento e 1 punto; le regioni che stanno sotto la media ma hanno realizzato risultati positivi prendono la medaglia di bronzo, che assegna 1,5 punti, e chi infine si trova sotto la media e ha pure una performance negativa si deve accontentare della “medaglia di legno”, la cui assegnazione comporta però il taglio di 1 punto».
Risultato finale? Il Lazio, nonostante la zavorra dell’enorme deficit sanitario, è la regione che conquista la maglia rosa (vedi grafico a fianco e tabelle sotto), con quattro medaglie d’oro e 15 punti, superando Lombardia e Veneto (tre medaglie d’oro e 14 punti), seguite a loro volta dal drappello Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Liguria e Marche con 12 punti. All’ultimo posto, unica a raccogliere un punteggio finale negativo, è la Sardegna, che colleziona posizioni sotto la media e performance negative, fatta eccezione per l’ambiente, dove fa registrare la dinamica migliore fra tutte le regioni.

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