La festa «non festa» dell’Unità

Fonte: Il Sole 24 Ore

Sì, nel decreto che introduce la Festa per il 150esimo dell’Unità d’Italia l’infortunio c’è, ma non supera il divieto di creare «nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» con lo stop degli uffici il 17 marzo. L’occasione per il restyling è la conversione in legge, che può creare qualche mal di pancia nella maggioranza dopo che la Lega ha definito il decreto una «follia incostituzionale» ma rappresenta un passaggio obbligato per non far cadere tutto il meccanismo. È la conclusione del botta e risposta tra Funzione pubblica, sindacati e amministrazioni (soprattutto locali) sulle modalità individuate dal Dl 5 del 2011 per festeggiare l’Unità senza spendere soldi pubblici. Il decreto, e la relazione tecnica, spiegano che il riposo del 17 marzo assorbe «gli effetti economico – contrattuali» della «festività soppressa» del 4 novembre, in modo che il conto dei giorni di riposo sia uguale a quello degli anni normali. Peccato, però, che il 4 novembre per i dipendenti pubblici sia una festività non «soppressa», ma spostata in domenica per sterilizzarne gli effetti (si veda «Il Sole 24 Ore» del 4 marzo). Gli uffici del governo si sono dimenticati di San Pietro e Paolo (29 giugno), che a Roma sono celebrati nella giornata del patrono ma nel resto d’Italia rappresentano, insieme a San Giuseppe, Corpus Domini e Ascensione, le quattro «festività soppresse» reali per il pubblico impiego. Festa o non festa, nell’interpretazione del governo i giorni «liberi» oltre al 17 marzo restano tre, invece dei quattro normali, ma una stampella al meccanismo zoppicante pensato dal governo può arrivare dalla legge di conversione (basta sostituire il 4 novembre con una «festività soppressa» vera); senza conversione, concordano i tecnici, il testo decadrebbe ex tunc, come se non fosse mai comparso in «Gazzetta Ufficiale». Chissà se, per evitare sorprese con la Lega, occorrerà trovare una soluzione «alla lombarda», visto che per far passare in regione i finanziamenti al 150esimo ci si è dovuti affrettare a istituire la «Festa della Lombardia»: con una nuova bagarre sulle date.

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