Irpef regionale nel freezer

Slitta al 2013, come hanno chiesto le regioni, la manovrabilità delle addizionali Irpef. È quanto prevede un emendamento al decreto sul fisco regionale votato ieri dalla Bicameralina presieduta da Enrico La Loggia nel quale si prevede però che la maggiorazione oltre lo 0,5% non trova applicazione sui redditi ricadenti esclusivamente nel primo scaglione. Il decreto di attuazione del federalismo che riguarda le regioni è passato con 15 voti a favore, quattro contrari e 10 astenuti. Ad astenersi il Partito democratico. Ventinove i presenti al momento della votazione. Con l’approvazione del parere di maggioranza, ora il governo potrà emanare definitivamente, in un prossimo Consiglio dei Ministri, il decreto legislativo che entrerà in vigore dopo la firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La modifica sull’addizionale prevede che “a decorrere dall’anno 2013 ciascuna regione a statuto ordinario, può, con propria legge, aumentare o diminuire l’aliquota dell’addizionale regionale all’Irpef di base”. L’aliquota di base è pari allo 0,9%. La maggiorazione non può essere superiore allo 0,5% per l’anno 2013; all’1,1% per il 2014; al 2,1% a partire dall’anno 2015. “Fino al 2013 rimangono ferme le aliquote dell’addizionale regionale all’Irpef delle regioni che, alla data di entrata in vigore del decreto legislativo, sono superiori allo 0,9%, salva la facoltà delle medesime regioni di deliberare la loro riduzione fino allo 0,9%”, si legge nel testo. Resta fermo il limite della maggiorazione dello 0,5% se la regione ha disposto la riduzione dell’Irap.
In mattinata era stato raggiunto l’accordo tra Regioni e Governo sul rispetto dell’intesa di dicembre, e dunque si era registrato il via libera dei governatori al decreto legislativo sul fisco regionale. “Dopo un lungo impegno fermo e convinto da parte delle regioni – ha detto il presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani – c’è ora la condizione di affermare che il Governo rispetta tutti i punti dell’accordo di dicembre: i 425 milioni di euro aggiuntivi a coprire i tagli al trasporto pubblico locale, fuori dal patto di stabilità e quindi spendibili; la fiscalizzazione a partire dall’1 gennaio 2012 del trasporto pubblico locale; la revisione dei tagli della manovra 2010 a partire dal 2012 per le regioni che rispettano il patto di stabilità, scelta fondamentale questa per poter avviare il percorso del federalismo fiscale”. Dunque, visto che “c’era un accordo che ci aveva già fatto dare un giudizio positivo al decreto sul fisco regionale in dicembre, i risultati che abbiamo ottenuto in questa lunga, difficile e impegnativa discussione col Governo confermano questa posizione”. Errani ha inoltre sottolineato che “sono stati accolti e sarà registrata nel testo del decreto sul fisco regionale una serie di emendamenti importanti, relativi ai fondi di perequazione, relativi alla manovrabilità dell’addizionale Irpef che scatterà non dal 2011 ma dal 2013, relativi al meccanismo di garanzia della copertura a fronte di minori gettiti”. Per il presidente della Conferenza delle regioni, quindi, l’accordo col Governo rappresenta “un passo in avanti: adesso dobbiamo semplicemente verificare che all’accordo corrispondano nel dettaglio le scritture”.
“Un accordo che preveda la riduzione del taglio ai trasferimenti per le sole regioni è del tutto impensabile. Il Governo estenda da subito la misura anche a province e comuni”, ha dichiarato il Presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione. “Quello del taglio ai trasferimenti è una vera e propria emergenza che interessa tutte le istituzioni. Come Upi abbiamo sottolineato in ogni incontro con Governo e Parlamento che per le province il taglio è drammatico perché comporta una riduzione delle risorse per il 2012 di 500 milioni di euro, il 40% in meno sul totale dei trasferimenti dovuti. Non accetteremo misure che non tengano conto delle nostre richieste e che non vedano coinvolte nella soluzione anche le province e i comuni”. “Sono mesi che continuiamo a ribadire la insostenibilità dei tagli ai trasferimenti per gli enti locali”, fa eco Sergio Chiamparino, Presidente della Associazione dei comuni italiani (Anci), il quale ricorda che “da tempo stiamo chiedendo al Governo che essi siano rivisti”. “Se il Governo dovesse dirsi disponibile ad una loro revisione, ma solo per quanto riguarda le regioni – chiarisce il presidente dell’Anci – la cosa ci apparirebbe incomprensibile. Non si capisce infatti il motivo per il quale si decide di ridurre i tagli ai trasferimenti, ma solo nei confronti di un livello istituzionale e non per gli altri. La cosa, nella sostanza, risulterebbe per noi inaccettabile, tanto più in quanto i comuni sono il soggetto istituzionale che ha contribuito di più, nel corso degli ultimi anni, al miglioramento dei saldi della finanza pubblica”. “Insomma – conclude Chiamparino – se si vuole ridurre il taglio ai trasferimenti statali, questo deve valere nei confronti di tutti i livelli istituzionali della Repubblica”.

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